La questione delle trivellazioni dell’Adriatico è tornata in auge in queste settimane dopo che la Rockhopper (ex Medoilgas) ha presentato un ricorso in Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Lazio che ha sospeso il procedimento autorizzativo di Ombrina Mare 2 per ottenere maggiori chiarimenti, ma anche per il rilascio di molte autorizzazioni alla prospezione e alla ricerca rilasciate dal governo di Zagabria.
Sulla questione Ombrina il senatore vastese Gianluca Castaldi aveva già chiesto il ritorno alla normativa Prestigiacomo, ed ora torna ad intervenire con una interrogazione urgente al ministro degli Affari esteri e a quel dello Sviluppo economico nel quale scrive, insieme al collega grillino Gianni Girotto, che “Le trivellazioni petrolifere nel mare della Croazia rischiano di metter in pericolo anche l’ecosistema marino italiano e di compromettere irrimediabilmente le attività turistiche su cui si sostengono decine di migliaia di famiglie italiane. Per tali motivi chiediamo al Governo italiano di aprire un contezioso con la Repubblica Croata per fermare lo scempio del mare Adriatico”.
“Ci sono ormai evidenze scientifiche – scrivono gli esponenti del M5S – che le piattaforme a mare rilasciano fluidi di perforazione e scarti metallici, che includono sostanze tossiche, fra cui cromo, mercurio e benzene, direttamente nelle acque marine. Basterebbe questo per bloccare la follia delle perforazioni nell’Adriatico.
Una piattaforma rilascia circa 90.000 tonnellate di materiale di scarto durante l’arco della sua vita temporale – spiegano gli scienziati – danneggiando la vita marina e la qualità dell’aria. Senza contare che il via vai di grandi petroliere in quello specchio d’acqua aumenta il rischio di incidenti ambientali, i cui effetti potrebbero essere irrimediabilmente disastrosi. Ogni anno le grandi petroliere rilasciano nel Mediterraneo 635.000 tonnellate di greggio.
È noto che nell’Adriatico le correnti finiscono per trasportare inquinanti e rifiuti sulle coste adriatiche. Segno evidente che le due coste – italiana e croata – sono entrambe coinvolte.
In questo modo la flotta peschereccia italiana e le attività turistiche del nostro Paese rischiano di pagare il prezzo degli interessi della Croazia, il cui mare viene trasformato in un gigantesco campo di petrolio. Per cui chiediamo al Governo di verificare la compatibilità delle attività in corso e di attivare una stretta interlocuzione con il governo croato, che ha suddiviso il 90% del proprio specchio acqueo in 29 aree di estrazione petrolifera
Con una interrogazione urgente chiedo e chiediamo come M5S:
se si intenda avvalersi nei confronti della Repubblica di Croazia di quanto previsto dalla Legge 3 novembre 1994 , n. 640 esigendo dalla Repubblica di Croazia il diritto alla consultazione;
se si intenda rispettare l’impegno preso con l’approvazione in Senato della mozione in data 2 aprile 2014 teso “a verificare la compatibilità di attività eventualmente in corso da parte di Stati mediterranei in acque internazionali o di loro competenza con gli accordi internazionali in essere e con le discipline regolative concernenti lo sfruttamento della piattaforma continentale e comunque, ove ritenga, ad attivare una stretta interlocuzione con gli stessi Stati per sollecitare il fermo di iniziative che, data la particolare contiguità e vicinanza con la regione marina e con le coste italiane, potrebbero metterne a rischio l’integrità e in virtù di ciò predisporre l’elenco esatto delle autorizzazioni rilasciate ed ancor oggi in vigore con riferimento alle acque territoriali italiane e, al di fuori di esse, alla piattaforma continentale ed altresì di ogni altro nulla osta rilasciato anche con riferimento ad iniziative di stessa natura ove lo Stato italiano sia partecipe”;
se i Ministri interrogati non ritengano, nell’ambito delle proprie competenze, adottare tutte le opportune iniziative tese allaprotezione e salvaguardia del mare Adriatico, anche valutando l’apertura di contenzioso con la Repubblica di Croazia.”