Come ben noto, il Governo ha imposto la chiusura dei punti nascita che non raggiungono i 500 parti all’anno, una mannaia che in Abruzzo provocherebbe al chiusura di quelli di Sulmona (solo 25 parti dall’inizio dell’anno), Atri, Penne ed Ortona. Una decisione che da più parti si vorrebbe scongiurare, ma sulla quale il ministro Lorenzin non intende transigere. Anzi, la Società Italiana di Neonatologia, una società, non a fini di lucro, che riunisce circa 2.000 soci, tra medici specialisti in neonatologia operanti in ambito universitario e ospedaliero ed infermieri delle strutture neonatologiche, ha sollecitato addirittura ad alzare l’asticella a quota mille nascite annue, in modo tale da garantire assistenza di altissimo livello e paritaria a tutti i nascituri e, per questo, sta facendo pressioni sul Governo, ancora più forti dopo i tragici eventi di Catania. Un invito che se trovasse l’accoglimento da parte di Renzi e C. potrebbe mettere a rischio anche i reparti di Vasto e Lanciano. Un’eventualità che, almeno, per ora sembra lontana.
In Abruzzo le proteste sono vibrantissime già sulle chiusure previste e non senza polemiche. L’ultima quella sorta tra il presidente della Commissione sanità della Regione Abruzzo, Mario Olivieri, e il presidente della Commissione vigilanza Mauro Febbo, il quale ha detto “Sono molto meravigliato e allibito che il Presidente della Commissione Sanità e consigliere regionale della Provincia di Chieti, Mario Olivieri, rilasci dichiarazioni non corrispondenti alla realtà inerenti l’ospedale di Ortona e il suo reparto di maternità”.
Il riferimento è a quanto riportato sul quotidiano Il Messaggero di ieri che lo stesso Febbo ricorda nelle sue contestazioni al rappresentante di Abruzzo Civico.
Per l’esponente forzista, in particolare, “Affermare testualmente di ‘essere d’accordo nel chiudere il reparto di Ortona’ da parte del consigliere regionale Olivieri dimostra sicuramente che non conosce la realtà dei fatti e soprattutto non ha letto i dati forniti dall’Agenzia Regionale Sanitaria e quelli del Comitato Lea (Comitato per la verifica dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza) dove si evince come il G. Bernabeo raggiunge e supera di molto i 500 parti l’anno (nel 2014 554). Anzi, invito il consigliere regionale, eletto nella provincia di Chieti, a confrontarsi direttamente con la struttura ed il personale dove si renderà conto che il nosocomio di Ortona durante l’anno raggiunge un numero di circa 200 parti in meno rispetto a quello di Vasto. Oltre a registrare un numero di parti superiore alla soglia minima stabilita dal Governo centrale, è doveroso evidenziare come nella struttura siano rispettati tutti i parametri della sicurezza richiesti, anche qui basta documentarsi e verificare che si è di molto sotto la soglia indicata dal Ministero. Inoltre – aggiunge Febbo – dovrebbe anche conoscere l’investimento finanziario messo in cantiere per l’ospedale di Ortona (ben 6milioni di euro !!!) con l’obiettivo di far rivestire il ruolo di Ospedale per la Donna e per questo la chiusura del punto nascita significherebbe non solo non difendere la città, ma anche non tutelare il diritto alla salute delle gestanti e non salvaguardare i neonati, vedi ultimo intervento del prof. Cianchetti. Tra l’altro, come ho già denunciato ed evidenziato, l’eventuale chiusura di Ortona significherebbe andare a ingolfare l’ospedale di Chieti e Lanciano con tutte le prevedibili conseguenze negative sulla fornitura di servizi e assistenza, che già lavorano al 30% sopra al limite.
“Pertanto – conclude Febbo – prima di lasciarsi andare a facili e inappropriati annunci e visto che lo stesso Olivieri auspica, come si evince sempre dalle sue dichiarazioni, un ‘metodo’ e ‘condividere con i territori’ lo invito a convocare, come avrebbe già dovuto fare, immediatamente una Commissione della Salute straordinaria, visto che n’è il Presidente, portando proprio all’ordine del giorno la riorganizzazione regionali dei punti nascita dove, credo, sia opportuno confrontarsi senza lasciarsi incantare dalle false promesse del suo Presidente” .