Don Antonio Bevilacqua, oltre a svolgere il suo ruolo di sacerdote, ha insegnato materie teologiche e filosofiche nell’Istituto Superiore di Scienze religiose dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto e nella scuola teologica per diaconi, Storia e Filosofia presso i licei classici e scientifici di Chieti e Vasto, religione nell’Istituto tecnico commerciale”Palizzi” di Vasto. Ha scritto numerosi libri sugli esponenti della chiesa e sulla dottrina religiosa: sono molte le biografie di beati e sacerdoti che ha curato, come Dino Zambra, Don Felice Piccirilli, il Beato Angelo da Furci. Ha redatto, inoltre, due volumi sulla storia delle chiese e dei territori ai quali è legato: “La parrocchia di San Giuseppe in Vasto, da chiesa conventuale a concattedrale”, dove è cresciuto e ha maturato la sua vocazione sacerdotale ed è stato vice parroco fino al 2009 e “San Lorenzo tra l’antico tratturo e il contesto urbano”, nella cui chiesa è parroco dal 2009 e sul cui territorio ha voluto redigere un dettagliato resoconto storico dalla preistoria fino ai tempi moderni, dando spazio alla narrazione della vita parrocchiale dai primi sacerdoti fino a lui . Ha raggiunto una quindicina di pubblicazioni, delle quali l’ultima è “Biografie sacerdotali. Giuseppe Cinquina e Don Felice Piccirilli” (Editrice Il Nuovo, 2014).
A proposito del suo libro “La parrocchia di San Giuseppe in Vasto, da chiesa conventuale a concattedrale”, può tracciare una breve storia di questa chiesa?
“Per reperire le notizie storiche mi sono servito dei documenti all’interno della parrocchia che mi hanno aiutato a ricostruire con maggior precisione tutte le vicende attorno a questa chiesa. Il vecchio convento di Sant’Agostino che esisteva prima della cattedrale era il fulcro di tutte le attività della città, i cappuccini che lo gestivano avevano molto potere a Vasto. Nel 1807 il convento è stato chiuso per decreto di Napoleone. Successivamente, nel 1853, dopo l’istituzione di Vasto come diocesi autonoma, la chiesa dei cappuccini fu riconvertita in cattedrale e ne fu previsto l’ampliamento; solo la facciata rimase originaria del 1290, ad eccezione delle raggiere del rosone che furono aggiunte nel Novecento. Bisogna sottolineare che la chiesa fu intitolata a San Giuseppe in onore di Giuseppe Bonaparte, re del regno di Napoli”.
Perché è importante riscoprire le testimonianze di Don Giuseppe Cinquina e Don Felice Piccirilli?
“Sono stati due sacerdoti che sono rimasti nel cuore dei vastesi che li ricordano con profondo affetto. Hanno reso la loro testimonianza in due periodi difficili; Don Cinquina durante la guerra e Don Felice nel dopoguerra, epoca in cui Vasto attraversò grandi cambiamenti e grazie alla ripresa economica, aumentò il numero dei suoi abitanti che precedentemente erano appena 12.000; oggi sono circa 47.000”.
Quali sono stati i cambiamenti fondamentali che ha apportato il Concilio Vaticano II?
“Il concilio ha trasformato la chiesa radicalmente, c’è stata una riscoperta della Bibbia e un’universalizzazione della Chiesa che ha stabilito che al concilio partecipassero anche i cardinali stranieri, mentre prima vi si riunivano solo quelli italiani”.
In questi cinquant’anni e più di sacerdozio quali sono stati i momenti più significativi?
“Per la chiesa il cinquantennio che ho vissuto come sacerdote ha visto l’aumento della partecipazione dei laici che hanno portato a conoscenza il clero dei loro problemi: è stato un passaggio molto importante e che promette ulteriori sviluppi. Dal punto di vista personale, ciò che ho amato di più in questi cinquant’anni di sacerdozio è stato il contatto con i giovani, che mi è stato possibile anche grazie all’esperienza come docente. Nonostante le differenze, sia nel contesto scolastico, sia in quello parrocchiale, bisogna amare i giovani e sforzarsi di comprendere il loro linguaggio, che molto spesso differisce dal nostro”.
Nausica Strever