“Prima la revisione delle norme tecniche e poi la variante al piano regolatore. Le modifiche allo strumento urbanistico sono le priorità per il 2007 della giunta. L’obiettivo è impedire che si continui il saccheggio della città”.
Lo diceva il sindaco Luciano Lapenna, nel dicembre 2006, durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno. Parlava di “fermare la cementificazione” e riconfermava l’intenzione, espressa durante la campagna elettorale (ricordate lo slogan “Vasto cambia?) di puntare tutto sulla pianificazione territoriale.
Sono passati nove anni, il centrosinistra ha all’attivo ben due mandati amministrativi, ma la variante al Prg si è persa nei meandri del teatrino della politica a riprova che dello strumento urbanistico, il solo che avrebbe potuto incidere seriamente sull’uso del territorio impedendone lo scellerato consumo, non interessa a nessun partito della coalizione, neanche a quelli (vedi Sel e a Rifondazione comunista) che da sempre reclamano lo stop alla cementificazione. Una grande promessa disattesa. Non la sola, a dire il vero. Si sono persi nove anni in chiacchiere.
Qualcuno dirà che, però, si è messo mano alla revisione delle norme tecniche (annullate dal Tar perché mancava lo studio di valutazione ambientale strategica). Ma è opinione comune che la nuova normativa non abbia inciso più di tanto non potendo modificare la destinazione urbanistica dei terreni decisa dal piano regolatore partorito durante l’amministrazione di centrodestra dell’ex sindaco Giuseppe Tagliente.
Insomma la variante è caduta nel dimenticatoio. Non ne parla più nessuno, ad eccezione di Fabio Giangiacomo, che nelle scorse settimane ha tentato, senza riuscirci, di scuotere il suo partito, il Pd. Cosa ha detto l’ex segretario ed ex presidente del Consorzio Industriale?
Ha parlato del Molino Village che ha visto il partito democratico esprimere tre posizioni, a riprova di una compagine che non riesce a trovare la sintesi al suo interno, e ha sollevato il problema della Commissione politico-tecnica che avrebbe dovuto delineare gli indirizzi per il varo del nuovo piano regolatore, attesa la scarsa efficacia delle norme tecniche, ma che si è persa per strada. L’esponente democratico ha chiesto, senza ottenere risposta, che fine abbia fatto la Commissione, come viene svolta la vigilanza in materia edilizia comunale e quali sono le proposte per un rilancio del comparto edilizio anche in un quadro di tutela ambientale. Insomma, l’esponente Pd, ha lanciato un sasso nella stagnante palude amministrativa, ha messo le questioni urbanistiche al primo posto, ma nessuno si è sentito in dovere di dargli qualche risposta. Almeno ufficialmente. Magari ci sarà stata la telefonata del politico di turno, ma di questo non abbiamo nessuna contezza.
Anna Bontempo