La settimana alle spalle e’ stata una settimana vissuta pericolosamente per la politica locale. Per diverse ragioni, definibili materiali ed immateriali.
Tra le prime il decadimento urbano della Città’ e del territorio che è sotto gli occhi di tutti. E’ facile dichiarare lo stato di calamità, ma su precipitazioni annunciate in tutte le salse dalla protezione civile i danni potevano essere limitati. Come?
Gli stati di allerta servono a far aprire i tombini prima, servono a garantire un deflusso delle acque lungo le cunette delle strade comunali, servono ad alzare argini temporanei, insomma si chiama prevenzione per la salvaguardia del territorio.
Invece tra le vicende immateriali, due fatti mi hanno sorpreso negativamente.
Uno e’ riferito all’utilizzo della parola trasparenza utilizzata come arma contundente per zittire preventivamente qualche avversario politico, in modo da azzopparlo nella corsa alle amministrative.
Ok, ci sta la pubblicazione dei redditi delle personalità’ politiche ,ma in modo trasparente andrebbero e con solerzia pubblicate anche le graduatorie delle selezioni ( non concorsi ma selezioni), le delibere di autorizzazione alle missioni, in Italia e all’estero. I risultati dei bandi di affidamento a trattativa privata. Insomma, una trasparenza a 360 gradi, meno minacciosa e piu’ inclusiva.
L’altro fatto immateriale di rilievo e’ l’atruzione della democratura a palazzo di citta’. L’occupazione anche del risentimento tra lavoratore e datore di lavoro.
Eleggere nella rsu pubblica, non privata, il segretario del datore di lavoro e’ la fine della democrazia e l’inizio della democratura.
Il buon Maurizio avrebbe rappresentato meglio i lavoratori se fosse stato vincitore di concorso in Comune a Vasto e scelto tra i dipendenti a svolgere il ruolo di segretario del sindaco e poi anche eletto in rsu.
Ma essere scelti al ruolo di segretario per nomina proveniente da altri settori lavorativi e poi diventare dipendente, mi sembra una scelta avventata ed un esercizio di potere molto forte e da non seguire in ordine a quella benedetta trasparenza tanto sbandierata da uomini delle istituzioni.
Con Maurizio non voglio polemizzare ma penso che il sospetto che essere controllore e controllato, ovvero padrone e sotto, sia troppo evidente. Io la democratura non la sopporto.
Angelo Pollutri