C’era l’intero stato maggiore di Confindustria Chieti Pescara e di Assovasto alla conferenza stampa di stamattina per sollevare questioni importanti per il presente e il futuro imprenditoriale in tutto il vastese. L’invito a presenziare era stato a rivolto anche ai sindaci dei tre comprensori industriali (Punta Penna, Piana S. Angelo e Valsinello-Monteodorisio), ma nessuno di essi Ha accettato l’invito.
A ricostruire i fatti ci ha pensato il presidente di AssoVasto Marcello Dassori, che è partito dal le prime sollecitazioni verbali al Consorzio industriale (allora Coasiv) in merito ai dubbi sul canone da versare da parte delle imprese a fronte di una qualità dei servizi erogati dall’ente tutt’altro che soddisfacente.
Tutto fino a quando non si è deciso di mettere nero su bianco e cominciare a scrivere. Dal 9 luglio del 2013 al 7 gennaio 2015 sono state ben 5 le missive che in parte come AssoVasto e in parte con il supporto di Confindustria sono state inviate al Coasiv (e poi all’ARAP), ai sindaci, ai presidenti delle Giunte regionali (Chiodi prima e D’Alfonso poi) agli assessori regionali alle Attività produttive (prima Castiglione e poi Lolli) per chiedere lumi sui criteri di determinazione del canone consortile, un confronto sul piano territoriale della consulta “che volevano far passare senza nemmeno consultarci” e, in ultimo, per sollevare una questione giuridica sul fatto che gli associati sono costretti a versare il canone consortile all’Arap e i Contributi ai comuni Tasi in primis. La questione nasce dal fatto che con la nuova imposta è possibile giurisprudenzialmente individuare i servizi indivisibili e comprendere come effettivamente per uno stesso servizio si paghino sia il Consorzio sia i Comuni.
“Abbiamo intrapreso queste azioni – ha detto Dassori – con sincero e fattivo spirito di collaborazione cercando un’apertura al dialogo in modo tale da condividere non solo i percorsi a anche le questioni giuridiche. In questo momento siamo soggetti a iniquità a fiscale e, quindi, la nostra associazione non tralascia nessun tentativo ivi compresa qualunque strada giurisdizionale. Tutto questo percorso è lo specchio di una situazione difficile e penosa nella quale ci troviamo a dover pagare due volte gli stessi servizi e dobbiamo sottostare a sovrapposizioni impossibili”.
Dassori spiega che in assenza di risposte (ad eccezione di quella datata 15 agosto 2014 in cui D’Alfonso dava disponibilità a un confronto che non è mai avvenuto) si è provveduto a chiedere all’avv. Vincenzo Bassi di stilare un parere pro veritate, ovvero un parere equidistante dalle parti su tutta la vicenda, sulla base del quale, però, si è provveduto il 9 febbraio scorso a sollevare tramita una nuova comunicazione a Luciano D’Alfonso e Giovanni Lolli “la illegalità della Tasi in quanto gli interventi nelle zone industriali non sono effettuati dai Comuni, ma dal Consorzio”. “Il parere pro veritate è uno strumento giuridico che deve aiutarci a trovare un confronto sul tema – ha aggiunto il presidente di AssoVasto – questo è il primo caso sollevato in Italia”.
Gli ha fatto eco il presidente di Confindustria Chieti Pescara Gennaro Zecca criticando fortemente il fatto che “le imprese pagano due volte lo stesso servizio il più delle volte di bassa qualità. Il problema è che le imprese non gestiscono i luoghi dove abitano – ha detto – e il molti casi vi sono profonde difformità tra il pagamento dei servizi e quelli erogati. Ci si chiede con quale alchimia debba essere la politica a gestire tali aree con sovrapposizione dei piani regolatori senza che le imprese possano avere voce in capitolo”.
Zecca ha affrontato anche le ipotesi su quello che potrebbe accadere a breve. “Credo – ha aggiunto -che il nel passaggio successivo sarà il ricorso alle vie legali. Per decorrenza dei termini non si potrà impugnare la Tasi, ma ogni singola azienda dovrà portare avanti un proprio procedimento, anche se Confindustria pensa una Class action. L’assenza di risposte – ha chiosato – è la totale mancanza della cultura di impresa che attanaglia la nostra classe politica”.
“Creare un dibattito su certi temi e un contraddittorio è positivo per tutti e sentire quanto sta accadendo mi dispiace”: così ha esordito, invece l’avv. Vincenzo Bassi, che ha aggiunto “le Amministrazioni locali hanno la possibilità di trovare strumenti, come nel caso della Tasi, con riduzioni. In questo caso non si tratta di un’agevolazione, ma una richiesta di equità in quanto le imprese vengono trattate in maniera diseguale, una equità che prescinde da situazioni di bilancio”.
“Il consorzio ha sempre ritenuto i canoni come corrispettivi o versamenti a domanda individuale, ma questi hanno una struttura come veri e propri tributi che servono a finanziare servizi – ha rilevato il legale, che parlando del caso di specie ha poi sostenuto che la presente è “una situazione che potrebbe essere risolto mediante la presenza di un rappresentante diretto e vincolante nella gestione della cosa pubblica del Consorzio”.
Bassi ha parlato anche della sussistenza di una “concorrenza tra enti amministrativi, ovvero tra uno strumentale della Regione con competenza speciale e uno di livello generale rappresentato dal Comune. E spetta al consorzio organizzare e fornire servizi in quanto la competenza speciale prevale su quella generale. Il Comune, dunque, non avendo responsabilità amministrativa non può avere neanche potere impositivo. Ed è quindi l’ente locale che deve risolvere la questione riducendo il proprio potere impositivo agendo sulle riduzioni”.
“La doppia imposizione – ha chiarito Bassi – è impossibile; quindi, qualora i Comuni non agiscano ci si troverà di fronte a una illegittimità del Regolamento Tasi o della stessa tassa a livello costituzionale quando non prevede forme di riduzione, e quindi di equità, per le imprese”.
Preoccupante, davvero, quanto emerso dall’intervento di Luigi Di Giosafatte, direttore generale di Confindustria Chieti-Pescara che non ha perso tempo a denunciare come “su questione di tariffe e canoni non esiste uniformità tra i consorzi nonostante la fusione nell’Arap che non ha strategia di governance e rappresenta una somma delle inefficienze”.
In un momento in cui l’occupazione presenta pesanti criticità Di Giosafatte ha evidenziato come “abbiamo una ipotesi di 60 milioni euro di investimenti in questi territori che rischiamo di perdere perché le aziende che riescono a comprendere questi meccanismi. Milioni legati anche a quanto i Comuni sapranno fare in merito alla riduzione delle tasse in modo tale da attirare gli investimenti. Crediamo che qualche Comune su questo territorio possa avere il coraggio di fare un’azione del genere perché è lì che porteremo anche le nostre azioni”.
L’intervento di chiusura è stato demandato al direttore di AssoVasto, Antonio Cocozzella, il quale non ha nascosto il dispiacere per il dover “constatare che un problema sollevato oltre due anni fa non ha trovato un minimo di sensibilità da parte delle Amministrazioni”. “Ora sono due le alternative – ha chiosato – o si trova una strada per il dialogo oppure ognuno farà valere le proprie ragioni perché le imprese non possono continuare a pagare due o tre volte per servizi non forniti”.
Caustico il direttore anche sull’Arap la cui fondazione avrebbe dovuto portare alla “riduzione dei costi e al miglioramento dei servizi, ma non abbiamo nessuno dei due tant’è che le strutture sono rimaste le stesse creando oltretutto una sovrastruttura. Con la riforma dei consorzi sta succedendo che le risorse del Consorzio vastese, che erano un tesoretto formato anche dalle aziende con i loro canoni e contributi, non c’è più e sono anche questi movimenti che creano danni”.
Insomma, imprenditori sul piede di guerra.
Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)