Disagio giovanile e mancanza di comunicazione tra adulti e minori. Il Comune di San Salvo ha iniziato il percorso per costruire in rete in maniera permanente una relazione tra tutti i soggetti che interagiscono con i giovani, mettendosi nella condizione di andare alla radice dei problemi per affrontare il disagio con strumenti idonei, efficaci e concreti.
E’ questa la chiave di lettura dell’incontro che si è svolto nell’aula consiliare al quale erano presenti le istituzioni scolastiche, i rappresentanti delle tre parrocchie cittadine, dell’Asl e dell’equipe dei Servizi sociali del Comune di San Salvo.
Confronto aperto per proseguire nell’azioni previste dal progetto “Chi c’è in ascolto” promosso dall’Amministrazione comunale, senza condizionamenti né annunci spot, coordinato dal Consorzio Sgs tra tutti i partner del progetto al quale erano presenti il sindaco Tiziana Magnacca, l’assessore alle Politiche sociali Maria Travaglini e il presidente della Commissione Affari sociali Fabio Raspa. In particolare sono state attivate azioni di supporto nei confronti degli adulti (insegnanti, educatori del servizio sociale del Comune, educatori di associazioni e parrocchie) e contemporaneamente all’interno delle scuole dove sono stati attivati punti di ascolto e di supporto ai minori, per la realizzazione di percorsi personalizzati di carattere educativo.
“Scopo dell’incontro – ha commentato il sindaco Tiziana Magnacca – è stato quello di stabilire regole per una formazione costante e continua, con azioni che ci pongano nella migliore condizione di saper ascoltare. Non dobbiamo mai dimenticare che la nostra è una città che presenta una percentuale di popolazione giovane molto alta, e quindi anche più soggetta a rischio devianza”.
“Abbiamo voluto definire un modello di presa in carico interistituzionale – ha aggiunto l’assessore Travaglini – in particolare per quei casi di minori e di famiglie con situazioni di dipendenza. L’Amministrazione comunale esprime la sua ferma volontà di dare continuità agli interventi previsti nel progetto “Chi c’è in ascolto” e che sia soprattutto permanente nella convinzione che sia meglio prevenire che curare”.