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“Metafisica”: connubio di diverse esperienze formali e metafisiche

Un connubio tra esperienza formale e metafisica: queste le due anime della mostra Metafisica. Chiaroveggenza dell’astrazione che è stata inaugurata ieri nelle sale del “Quarto della marchesa” di Palazzo D’Avalos. L’idea, infatti, nasce dalla fotografa e scrittrice Simona De Marchis e dall’architetto Piero Geminelli, che hanno messo insieme le loro due anime, quella più metafisica e ispirata ad Aristotele della De Marchis e quella più formale di Geminelli, per il quale, oltre all’ispirazione  dell’architetto Rossi e del fotografo Ghirri, è fondamentale De Chirico, il quale è stato fondatore della corrente della pittura metafisica.

“Proprio a tale pittore – afferma Piero Geminelli – si ispirano alcune rare presenze umane nelle mie fotografie, che sono riprodotte come i suoi manichini “. Il suo obiettivo  ha voluto catturare la precisione delle architetture del parlamento di Berlino e della città di Pescara, rese con colori molto vivi. La sua esposizione, non a caso, è intitolata  “Vertiginosa precisione”.

Simona De Marchis, invece, con un’esposizione dal titolo “Potenziale umano”si è ispirata al concetto di essere ed essenza di Aristotele, che lo spettatore può riconoscere alternativamente nella natura rappresentata o nell’uomo. “Tra questi due principi fondamentali avviene una commistione, dalla quale si ricava il concetto dell’essenza in divenire – spiega la fotografa-“che ho voluto rendere con la tecnica della esposizione multipla, vale a dire della sovrapposizione delle immagini”. Il divenire è reso anche grazie alle esplosioni di luce che caratterizzano molti degli scatti.

Esplosioni di luce simili caratterizzano gli scatti di Pamela Piscicelli, che si è ispirata alla celebre frase di Kant: “Il cielo stellato dentro di me, la legge morale sopra di me” e ha rappresentato il legame immanente tra essere umano e universo, proprio secondo quanto diceva il filosofo tedesco. La sua esposizione “Universi Paralleli”, infatti, composta da una parte di foto in bianco e nero e una a colori, è caratterizzata dall’alternanza di scatti di parti del corpo prese nel dettaglio o da inquadrature particolari dei passanti delle città di Roma, Parigi e Milano con immagini della Nasa. Ogni foto è stata rielaborata al computer per creare esplosioni di luce stellare.

Con Lucio Inserra si torna nell’ambito aristotelico: le sue foto interpretano le dieci categorie della sostanza, della qualità, della quantità, della relazione, del luogo, del tempo, della situazione,dell’avere, dell’agire e del subire.”Ho cercato di offrire allo spettatore una rappresentazione coerente con la categoria”, spiega Lucio Inserra e continua: “In particolare, ho reso interattiva la categoria dell’agire”. Per la categoria dell’agire, infatti, lo spettatore è invitato ad entrare all’interno di una tenda di plastica; attraversato questo passaggio si trova di fronte a uno scatto che rappresenta l’azione stessa che ha appena compiuto. Proprio per l’interpretazione di queste categorie, che sono alla base di Aristotele e di tutta la filosofia, la sua esposizione si chiama “Filosofia prima”.

Enzo Francesco Testa con “Le camere luminose” si rifà a Locke e, con la tecnica della camera oscura, in una foto riproduce l’esperienza della formazione della coscienza che avviene quando il nostro cervello elabora l’immagine che vede con gli occhi, nell’altra l’esperienza stessa. Propone, inoltre, tramite l’applicazione della stessa tecnica, una visione dell’esterno di Palazzo D’Avalos. Probabilmente, a ciascuno spettatore che visiterà la mostra sarà rivelata una connessione metafisica di questa dimensione, con la quale si sono cimentati i cinque fotografi.

Nausica Strever

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