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Parco della Costa teatina, sulla perimetrazione De Dominicis non ha ottemperato ai principi costituzionali

L’annuncio del commissario ad acta del Parco della Costa teatina, Pino De Dominicis, di conclusione dell’iter per la perimetrazione definitiva dell’area protetta e l’imminente presentazione di tutta la documentazione (norme di salvaguardia comprese) alla presidenza del Consiglio ha scatenato la protesta di tre degli otto sindaci interessati dal progetto, ovvero Rocco Catenaro (S. Vito Chietino), Giovanni Di Rito (Rocca S. Giovanni) e Mimmo Budano (Villalfonsina) che hanno inoltrato una missiva al Ministro dell’ambiente con la quale criticano l’operato del Commissario.

Nel documento sono ben evidenziati alcuni passaggi fondamentali della lunga lotta di alcuni primi cittadini contro l’istituzione del Parco, peraltro avvenuta già nel lontano 2001, nel corso specialmente di questi ultimi anni a cominciare dalla “netta contrarietà … con particolare riferimento alla inevitabile creazione del Direttivo dell’Ente parco, quale organo sovraordinato ai Comuni, che escluderà i Sindaci – e quindi i cittadini – dalla gestione del territorio”.

E non poteva mancare la denuncia “che il Commissario ha svolto il suo incarico senza alcuna concertazione né con i Sindaci (incontrati un’unica volta a Fossacesia il 5 dicembre 2014) né con le relative Amministrazioni che rappresentano le Comunità locali perché democraticamente elette dai cittadini.

Questo è un aspetto assolutamente rilevante perché, oltre alla Regione, i Comuni (proprio perché espressione diretta dei cittadini) sono gli unici soggetti, ai quali la legge sull’istituzione dei parchi attribuisce potere-dovere di partecipare al procedimento di istituzione del parco e che, quindi, il Commissario avrebbe dovuto obbligatoriamente consultare costantemente, tra l’altro con modalità ufficiali e non attraverso incontri che, semmai ci sono stati con gli altri Sindaci, si sono svolti nel chiuso di una stanza ed in modo assolutamente informale”.

E non solo, perché a quanto riferiscono i tre sindaci al ministero “il Commissario non ha mai consultato gli uffici tecnici comunali nè ha acquisito presso gli stessi gli elementi conoscitivi e tecnico scientifici disponibili.
Ai Comuni, inoltre, NON è stata trasmessa alcuna cartografia della proposta di perimetrazione nè delle diverse aree di protezione graduale individuate, come, del resto, ammesso dallo stesso Commissario nella sua nota fatta pervenire ai Comuni il 30 aprile scorso con la quale rassicura i Sindaci che “avrà cura di inviare al più presto copia del suo lavoro”.

A far adirare ancor di più i tre sindaci, tanto da farlo definire “ancor più grave”, è il fatto che “il Commissario ha anche predisposto (non si comprende con il contributo di quali soggetti) delle “Misure di salvaguardia” andando, quindi, ben oltre il compito affidatogli con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri limitato, invece, alla “delimitazione provvisoria del parco”.

Ed allora ecco la minaccia di battaglia in tutte le sedi contro quello che è stato un parto lungo a dismisura, complicato (come dimenticare anche le polemiche di industriali, organizzazioni professionali e persino la Capitaneria di porto sulla presunta superficialità con la quale si era tenuto conto dei fenomeni di forte antropizzazione di alcune parti del territorio) e che nel corso degli anni ha mostrato posizioni ostative forse inimmaginabili alla vigilia di un progetto di tale portata.

E i tre sindaci richiamano persino la Costituzione italiana come bandiera della loro lotta in quanto “con tale operato dirigistico si è dimostrato di voler predisporre la perimetrazione provvisoria del Parco senza l’obbligatorio coinvolgimento degli Enti locali, tenendo in considerazione soltanto la voce di alcuni movimenti e/o associazioni ambientaliste pregiudizialmente favorevoli al Parco anche perché – diversamente dai Sindaci – avranno diritto ad una comoda poltrona nell’organo che avrà pieni poteri nella gestione del Parco ovvero il Direttivo dell’Ente Parco.

La decisione del Commissario, pertanto, si evidenzia incoerente e farraginosa e non potrà che essere fortemente contrastata dalle nostre Amministrazioni in ogni sede anche per una sottolineatura di rilevanza costituzionale per mancata ottemperanza ai principi costituzionalmente protetti (artt.5, 117 e 118 della costituzione) di leale cooperazione, autonomia e decentramento”.

Dunque, non è possibile ancora scrivere la parola fine in coda ai titoli dell’ennesima “commedia” all’italiana.

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