È trascorso un anno dal ritrovamento dei resti di Eleonora Gizzi, l’insegnante di musica che si era allontanata da casa ad aprile 2014. La scoperta quattro mesi dopo in via Salce, sotto il pilone dell’autostrada A14. Il 27 marzo scorso il sostituto procuratore Giancarlo Ciani ha presentato la richiesta di archiviazione dell’inchiesta aperta contro ignoti su quella tragica morte per istigazione al suicido. Ieri mattina l’avvocato Federica Benguardato legale dell’associazione Penelope, l’associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse, e del padre di Eleonora, Italo Gizzi, ha presentato al gip, Anna Rosa Capuozzo, la richiesta di approfondimento delle indagini.
«Accanto al corpo di Eleonora fu trovata, infatti, una maglietta di colore beige sulla quale fu individuato del Dna maschile», spiega il legale. «Lo stesso Dna fu rinvenuto nello stivaletto destro di Eleonora. I parametri di quel Dna indicano una razza diversa da quella europea. Non sappiamo a chi appartenesse quel Dna ma è comunque sicuro che Eleonora non era sola», spiega l’avvocato Benguardato.
Le cause della morte di Eleonora Gizzi non sono state chiarite e probabilmente non potranno mai esserlo completamente. L’esame antropologico ha escluso traumi e quello tossicologico l’assunzione di sostanze letali e tossiche. «Eleonora era depressa e quella figura ignota rimasta accanto a lei potrebbe avere contribuito ad accrescere la sua angoscia inducendola a lasciarsi morire», aggiunge l’avvocato Federica Benguardato.
Eleonora Gizzi morì a meno di un chilometro da casa. «Questo rivela che non voleva fuggire chissà dove. Forse voleva essere trovata», aggiunge il legale. «Ci sono tante cose che non riusciremo mai a sapere, ma quel che è certo qualcuno è rimasto accanto a lei almeno per un po’. Ora attendiamo le decisioni del Gip che si è riservato di decidere», dice l’avvocato.
La famiglia Gizzi ha affidato subito dopo il ritrovamento dei resti della figlia la propria tutela nella gestione della scomparsa di Eleonora ai legali di Penelope e l’associazione in maniera gratuita si è messa a disposizione per un sostegno anche spicologico in un momento molto difficile per la famiglia della giovane. Proprio attraverso l’associazione fu comunicata alla Procura la nomina di due periti della facoltà di Medicina dell’Università di Catanzaro, per esami sui resti del corpo e sugli oggetti trovati nelle vicinanze. «La maglietta non era della ragazza e nemmeno il Dna trovato nel suo stivaletto destro. Qualcuno è stato con Eleonora», insiste l’avvocato Benguardato fiduciosa nella risposta del gip.
Paola Calvano (ilcentro)