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Il calcio piange Cosco: in dicembre aveva lasciato l’attività

Ha lottato contro il cancro per quattro mesi, chiedendo uno sforzo sovrumano alla sua straordinaria vitalità, sfidando la malattia con la sfrontatezza, la determinazione e la voglia di vivere che ha sempre messo in ogni cosa, dentro e fuori dal campo di calcio. Ma questa volta non ce l’ha fatta. L’allenatore Vincenzo Cosco è morto ieri notte, dopo la mezzanotte, nell’ospedale di Larino. Era ricoverato da alcuni giorni. La chemioterapia non aveva dato i risultati sperati, portando a una resa durata solo tre giorni. Nato a Santa Croce di Magliano il 12 gennaio 1964, Vincenzo Cosco lascia la moglie e due figli.
BATTAGLIA PERSA — Alla fine di dicembre il mister era tornato nel suo paese, dove lunedì alle 10 gli sarà tributato l’ultimo saluto. Aveva annunciato la sua malattia con una lettera che aveva commosso il mondo del calcio e gelato Sassari. La Torres è stato il capolinea di una carriera che in molti avevano pronosticato lunga e luminosa. Preparato e scrupoloso sul lavoro, Vincenzo Cosco era ambizioso e carismatico. Grande motivatore, ha lasciato il segno nel cuore di tutti i giocatori, i dirigenti e i tifosi delle squadre che ha guidato.
LA CARRIERA — Da calciatore Cosco è arrivato sino alla C2 con la maglia della Vastese. Nel 1996 giocava a Campobasso quando è stato costretto a ritirarsi per combattere per la prima volta contro un male terribile. Sì, perché Vincenzo Cosco conosceva già il suo nemico e diciannove anni fa l’aveva sconfitto. Per questo il 26 dicembre scorso aveva annunciato di essere “pronto per i tempi supplementari”, come aveva scritto sulla sua pagina facebook, mostrando una volta di più di essere un predestinato.
CI MANCHERA’ — Nel 1996 era stata una leucemia a stroncare la sua carriera da calciatore, quando giocava col Campobasso. Dopo qualche mese andava incontro alla sua nuova avventura da allenatore con l’entusiasmo e la spavalderia che indossava con una naturalezza disarmante e contagiosa. “Devo vincere, devo farlo per mia moglie Silvana e per i miei figli Gaia e Luigi – scriveva Cosco in quella lettera che è una lezione di umanità profonda – ho sempre sostenuto che i sogni aiutano a vivere”. Uno dei suoi sogni l’aveva realizzato nel 2010, quando era tornato da allenatore a Campobasso, aveva preso la squadra dal fondo della classifica di C2 e le aveva regalato il sesto posto, conquistando l’appellativo di “special wolf”. Il nome di battaglia di un predestinato che mancherà a tutto il mondo del pallone. (gazzetta.it)
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