Era il 28 aprile quando, su disposizione del gip di Lanciano Massimo Canosa, gli uomini del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Pescara, della Capitaneria di porto di Ortona e del Corpo forestale provinciale di Chieti ponevano sotto sequestro 12 depuratori della Sasi per “violazioni ambientali riscontrate dagli organi di controllo e dai consulenti tecnici della Procura definite nel dispositivo persistenti, tuttora in atto e derivanti da una programmatica, pervicace e dolosa gestione degli impianti, del tutto non curante degli esiti negativi dei controlli succedutisi nel corso degli anni, principalmente ad opera dell’Arta”.
3 gli impianti sequestrati a Lanciano (ovvero il depuratore principale a Santa Liberata e quelli a Villa Martelli e Cerratina), 3 ad Atessa, 2 a Rocca S. Giovanni, 1 a Treglio, Santa Maria Imbaro, Quadri e Bomba.
Decisione che ha subito avuto gravi conseguenze, a cominciare dalla sospensione dell’attribuzione della Bandiera Blu al comune di Rocca S. Giovanni che ha portato il sindaco Giovanni Di Rito a ipotizzare una pesante richiesta di risarcimento nei confronti della stessa Sasi per danni di immagine e all’economia locale.
Sulla vicenda finalmente ha parlato anche il presidente del Cda dell’ente che gestisce il servizio idrico e delle acque reflue in 92 comuni della provincia teatina, Domenico Scutti, il quale ha annunciato che “a breve presenteremo la documentazione per chiedere il dissequestro dei depuratori: stiamo lavorando già da tempo per riportare la situazione, che abbiamo ereditato disastrosa, di nuovo a pieno regime”.
Proprio nel merito dell’inchiesta, Scutti ricorda come essa “iniziò nel 2012 rilevando irregolarità diffuse, che noi progressivamente abbiamo sanato con i fondi del bilancio corrente: quando non è stato possibile, per questioni di ingenti investimenti strutturali, abbiamo progettato l’intervento che sarà finanziato con i fondi Fas. In questi giorni abbiamo preparato una documentazione che ci auguriamo sia esaustiva – continua Scutti – vogliamo assolvere a tutti i nostri adempimenti in materia di rispetto e salvaguardia dell’ambiente: una volta avuti i fondi per le difficoltà irrisolte, lo faremo nel più breve tempo possibile”.
Dunque, il presidente del Cda della Sasi riversa su altri le colpe della situazione maturata e sulla mancanza di fondi a disposizione per interventi di un certo rilievo, ma si dice “sempre e comunque a disposizione dell’autorità giudiziaria, nell’assoluta trasparenza che ci contraddistingue”.