Prima di venire in possesso dei documenti inerenti la perimetrazione del Parco della Costa teatina avevamo già evidenziato alcune perplessità circa l’operato del commissario Pino De Dominicis (leggi qui), ed alla fine sono pochi i contenti del lavoro portato a compimento. Se i sindaci protestano e persino dal Palazzo di Città di Vasto giungono mormorii di insoddisfazione per il mancato rispetto totale del disegno approvato in Consiglio comunale le perplessità aumentano ed è l’ex presidente del Consiglio regionale nonché già sindaco della città istoniense, Giuseppe Tagliente, a buttare altri carboni sulla brace chiarendo meglio le questioni da noi già sollevate ai tempi che furono arricchendole di dettagli ed aggiungendone altre.
Vediamo le incongruenze rilevate da Tagliente.
In via preliminare
Il Commissario ad acta, arch. Pino De Dominicis, ha certamente violato le direttive governative impartitegli nel decreto di nomina del 4 agosto 2014, registrato alla Corte dei Conti il 26 settembre 2014, in quanto nella redazione del piano non si è avvalso, come gli era stato raccomandato, “degli elementi conoscitivi tecnico-scientifici disponibili presso i tecnici nazionali e le amministrazioni dello Stato nonché le regioni”. A ben vedere, infatti, le cartografie che accompagnano il progetto di perimetrazione contengono errori, assolutamente classificabili come marchiani, derivanti in particolar modo dall’utilizzo di documenti non conformi ai più recenti strumenti di pianificazione territoriale, al PRG del Comune di Vasto, alle aerofotogrammetrie e quindi allo stato reale dei luoghi. In particolare, per quest’ultimo aspetto, le Carte su cui viene prodotta la perimetrazione hanno come base quella dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.) del 1954, lo stesso che aveva già reso il P.A.I. uno strumento antiquato in partenza (basti pensare al fatto che a guardarla bene nella carta della perimetrazione mancano la circonvallazione istoniense, via S. Pertini/M. Molino, per citare due casi evidentissimi, ndr). Una grave e colpevole difformità che conferma quanto vanno denunciando i sindaci della costa, tranne Lapenna, e cioè che il predetto commissario non si è peritato di consultare i comuni e di acquisire da loro informazioni di prima mano. Tanto già basterebbe per indurre il Consiglio dei Ministri a restituire al mittente il progetto di perimetrazione per una revisione più aderente alle situazione di fatto e più partecipata da enti e cittadini.
Nel merito, seppur succintamente
L’ipotesi di perimetrazione manifesta anzitutto l’assenza di un criterio univoco e preciso di riferimento e di una linea coerente di elaborazione, come visibilmente si evince dalla stessa sinuosità ed irregolarità del tracciato posto come confine del parco. Nell’impossibilità di definirne il criterio ispiratore, si può allo stato soltanto affermare a contrariis che non si basa su un elemento fisico certo, come l’individuazione di un confine compreso dalla Strada Statale o di pianificazione come il Piano Paesistico Regionale o il Prg. Di talchè emergono alcune evidenti contraddittorietà che si evidenziano nella esclusione di zone di assoluta valenza paesaggistica a cui fa riscontro l’inclusione nel parco di zone assolutamente urbanizzate. Valgano come esempi:
– l’esclusione di un’area storicamente vincolata come la foce ed il corso del torrente Lebba (anche se a noi la foce risulta all’interno della perimetrazione nonostante si sia voluto escludere l’area occupata da un noto deposito di bio-idrocarburi, ndr) oppure di aree in prossimità della Riserva di Punta Aderci o del promontorio che si affaccia sul Sic di Punta Penna, mentre si include tutto l’agglomerato urbano da Vasto Marina sino a San Salvo, dove, per inciso, non si capisce perché sia stato invece escluso tutto l’ampio comprensorio intorno alle “Nereidi”;
– l’esclusione della stazione ferroviaria di Porto di Vasto ma non di quella di Vasto-San Salvo;
– l’esclusione di un intero promontorio sul mare mentre si includono il carcere di Torre Sinello e l’area di servizio ex Total ed il casello autostradale di Vasto Nord;
– l’esclusione “forzata” di tutte le aree industriali e commerciali di Vasto, anche quelle sopra la Riserva di Punta Aderci, mentre si è ibernata la zona turisticamente più rilevante, per la quale si invocano da anni investimenti volti a migliorarne la situazione, a cominciare dallo stesso piano spiaggia, ed interi comparti del territorio costiero che avrebbero dovuto essere invece protette;
– lo stesso porto, infrastruttura oggi unanimemente considerata necessaria ai fini della ripresa economica della città e di cui è stato appena approvato il piano regolatore di bacino, ricade all’interno del perimetro di De Dominicis, mentre rimangono incomprensibilmente fuori zone limitrofe che avrebbero dovuto essere oggetto di tutela ambientale.
Conclusioni
Il documento è tanto lacunoso dal punto di vista tecnico quanto incoerente e contraddittorio sotto l’aspetto più generale. Ove mai dovesse essere approvato dal Consiglio dei Ministri e quindi pubblicato in un apposito Dpr, avrà l’effetto di produrre confusione normativa nella gestione del territorio e di penalizzare sia l’ambiente che gli interessi economici della Città. Per scongiurarne l’esito occorre quindi che sindaci, a cominciare da quello di Vasto il quale ha sistematicamente disertato ogni riunione propedeutica alla redazione del Piano, amministratori, parlamentari, forze politiche economiche e sociali, ambientalisti, facciano sentire la propria voce invitando il governo a non approvare in via definitiva l’ipotesi di perimetrazione ( che allo stato dell’arte è classificata ex lege come ancora “provvisoria”) ed a riaprire i termini per una discussione più approfondita ed allargata sull’intera problematica della costituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina.