In queste ore abbiamo già parlato dei chiarimenti richiesti dal sindaco di San Salvo alla Regione Abruzzo, in particolare all’assessore alle Politiche agricole Dino Pepe, in merito alla esclusione del suo comune da quelli le cui aziende riceveranno fondi per il maltempo che ha imperversato su tutto il territorio costiero tra il 4 e il 6 marzo del 2015.
Vediamo allora cosa è successo anche attraverso le parole del predecessore di Pepe, Mauro Febbo, e del capogruppo di Forza Italia all’Emiciclo Lorenzo Sospiri.
Il 27 maggio scorso, infatti, la Giunta regionale (composta dal presidente Luciano D’Alfonso e dagli assessori Dino Pepe, Mario Mazzocca e Silvio Paolucci) ha approvato la Delibera n. 410 inerente il Riconoscimento dell’eccezionalità degli avversi eventi atmosferici del 4, 5 e 6 marzo 2015 nel territorio delle Province di Chieti, Pescara e Teramo e delimitazione zone, una Delibera che per Febbo e Sospiri è “scritta male, approvata in ritardo, con la quale si rischia di perdere i rimborsi destinati alle aziende agricole colpite dal maltempo del 4, 5 e 6 marzo scorso e dalla quale sono state escluse zone importanti come l’intera provincia dell’Aquila, la Marsica, gran parte del Vastese e la Val Vibrata”.
Nel documento sono tre i passaggi fondamentali approvati. Innanzitutto si delibera “la proposta di declaratoria dell’eccezionalità degli avversi eventi atmosferici del 4, 5 e 6 marzo 2015 per i gravi danni alle strutture aziendali non assicurabili – con inagibilità di fabbricati aziendali, frane, erosioni del terreno, perdita di scorte, ecc. – e la delimitazione delle zone territoriali in cui possono trovare applicazione, a favore delle aziende agricole danneggiate, le provvidenze previste dall’art. 5, comma 3, del D. Lgs 102/04, con individuazione dei territori (che per la provincia di Chieti sono Ari – Arielli – Atessa – Bomba – Casacanditella – Casalanguida – Casoli – Castelfrentano – Castelguidone – Castiglione Messer Marino – Civitaluparella – Crecchio – Fara Filiorum Petri – Fossacesia – Francavilla al Mare – Fresagrandinaria – Furci – Gessopalena – Gissi Guardiagrele – Guilmi – Lanciano – Liscia – Miglianico – Montazzoli – Montebello sul Sangro – Montelapiano – Montenerodomo – Monteodorisio – Mozzagrogna – Orsogna – Ortona – Pennadomo – Pizzoferrato – Poggiofiorito – Pollutri – Pretoro – Quadri – Ripa Teatina – Roccascalegna – San Buono – San Martino sulla Marrucina – Santa Maria Imbaro – Sant’Eusanio del Sangro – Scerni – Tollo – Tornareccio Torrevecchia Teatina – Torricella Peligna – Vasto – Villa Santa Maria);
in secundis “che la spesa occorrente per il ripristino dei gravi danni alle strutture aziendali non assicurabili è stata stimata in Euro 76.700.010,00”;
infine, “che ai sensi dell’art. 5 — comma 5 dei D. Lgs. 102/04, le domande di intervento intese ad ottenere i benefici del citato decreto, devono essere presentate dagli interessati, in carta semplice, al S.I.P,A, competente per territorio nel termine perentorio di 45 giorni dalla data di pubblicazione sulla G.U. del Decreto MIPAAF di declaratoria e di individuazione delle zone interessate all’evento calamitoso”.
Quel che pare subito evidente dall’elencazione dei territori ammessi al riconoscimento dello stato di emergenza è l’esclusione del secondo e terzo comune più importanti del vastese, ovvero San Salvo e Cupello, due realtà importanti soprattutto nel quadro della produzione agricole dove vantano grandi tradizioni e riconoscimenti rispettivamente per le pesche nettarine (prossimo alla IGP) e il carciofo mazzaferrata (che va verso la D.O.P.).
La Delibera, dunque, secondo Febbo e Sospiri non può non sollevare alcune perplessità evidenti. Infatti, “il Decreto legislativo n.102/2014 stabilisce le modalità per la delimitazione del territorio colpito – dice il presidente della commissione Vigilanza della Regione Abruzzo – e l’accertamento dei danni conseguiti ma soprattutto che la proposta di declaratoria deve essere approvata entro 60 giorni dalla cessazione dell’evento dannoso (quindi il 5 maggio 2015): prima grave criticità. Tra l’altro con la Delibera si chiede una proroga di 30 giorni e anche qui si evince la superficialità e la sciatteria di come sia stata affrontata una situazione così grave. Dal provvedimento è stata esclusa l’intera provincia dell’Aquila che secondo gli uffici regionali non avrebbe subito nessun danno così come la Marsica (che produce il 25% del Pil regionale): seconda grave omissione. Va sottolineato che sono stati completamente esclusi territori di primissimo piano in termini di economia rurale come il Vastese e la Val Vibrata e Comuni come San Salvo (patria dell’ortofrutta) e Cupello (capitale del carciofo). Questo provvedimento – aggiunge Febbo – è figlio del caos totale che regna negli uffici regionali con una macchina amministrativa completamente inceppata: tutto è fermo, altro che Regione facile e veloce”.
Per il capogruppo forzista in Consiglio regionale, inoltre, “si rischia di far perdere tempo prezioso e fondamentali opportunità di ristoro alle nostre aziende e questo è criminale. Siamo di fronte a una evidente mancanza di preparazione aggiunta alla fretta con cui si è redatto un provvedimento completamente sballato – dice Sospiri – Ci sono interi territori che vengono esclusi da questa delimitazione anche in Provincia di Pescara (perché Loreto Aprutino sì mentre Pianella è rimasta fuori?). La cosa che ci indigna maggiormente è quanto emerge dalla relazione allegata alla delibera e firmata da un funzionario della direzione agricoltura: a fronte di 500 segnalazioni ricevute è stata compiuta una semplice verifica telefonica presso gli Uffici tecnici dei vari Comuni (sic !!!) e non è stato possibile esperire alcune verifica diretta o sopralluoghi ricognitivi – scrive il funzionario – “per mancanza di auto di servizio”. Noi non possiamo né vogliamo accettare una situazione del genere. Oggi abbiamo tra le mani l’ennesima pezza a colori che è solo dannosa e non risolve un problema serio che riguarda l’unico settore dell’economia regionale in grado di trainare la ripresa. Abbiamo coinvolto l’Assessore Pepe e ci auguriamo che l’atto venga integrato e soprattutto che la richiesta di proroga venga accolta. Facessero un atto decente – conclude Sospiri – e non ci costringano a impugnarlo”.