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Vasto, una cinquantina di profughi ospitati nell’hotel Continental

La maggior parte dei migranti che si trova nel centro d’accoglienza dell’hotel Continental (gestito dal consorzio Matrix) ha alle spalle storie di vita molto travagliate; il viaggio sui barconi è solo l’ultimo dei traumi che ha vissuto. Il percorso dal centro dell’Africa verso la costa è una sfida di sopravvivenza e di lotta contro  le torture alla quale sei sottoposto, in particolare in Libia, dove sei trattato peggio delle bestie, perché sei soggetto a sevizie spaventose. Dietro ogni volto, si cela una storia diversa e il più delle volte tragica, come quella di Christian, che Antonio Ruotolo, supervisore e responsabile dei centri d’accoglienza del “Continental” e dell’hotel “La Lecceta” di Torino di Sangro, ha sorpreso a fissare fuori dalla finestra per tre ore di seguito, finché non lo ha incoraggiato a spiegargli qual era il suo problema. Christian aveva appena saputo da amici che suo padre e sua madre erano morti nel viaggio verso l’Italia perché il barcone sul quale stavano affrontando la traversata era tragicamente affondato. “Queste storie sono all’ordine del giorno; per loro è molto difficile affrontare questi traumi, compito altrettanto arduo è per noi aiutarli”.  Spesso i ragazzi si isolano per la sofferenza che hanno dentro; il primo ruolo dell’operatore è cercare di farli comunicare con l’esterno e di aiutarli, grazie anche allo psicologo del Centro. Altri ragazzi hanno perso la sorella maggiore che è stata uccisa nel corso di conflitti militari nel loro paese. Charles, originario della Nigeria, è scappato dalla sua terra perché qui imperversava la guerra. Tutta la sua famiglia è rimasta uccisa a causa del Faye, un’organizzazione politica estremista. Sabalì, invece, è originario di Dakar, in Senegal ed è fuggito dal suo paese perché rischiava di essere ucciso dal proprietario di un campo che ha bruciato per errore. Costui, però, non riuscendo ad eliminarlo, si è vendicato assassinando alcuni membri della sua famiglia, ad eccezione della madre, con la quale però, Sabalì ha avuto la possibilità di mettersi in contatto solo una volta. Sogna di fare il cantante o il cuoco. Chris ha 19 anni e arriva dalla Costa D’Avorio, vorrebbe fare il commerciante. Al di là delle aspirazioni, tutti i ragazzi accetterebbero qualsiasi tipo di lavoro che consenta loro di mandare soldi alla famiglia. Per chi ha ancora dei legami di sangue, infatti, la prima preoccupazione è garantire una forma di sostentamento ai propri cari. C’è anche chi viene in Italia per interesse e per cambiare vita, ma è individuato dalla commissione per la richiesta d’asilo politico e rispedito indietro. In quest’ultima categoria, però, rientrano pochi casi. In tutto i profughi ospitati nell’hotel sono una cinquantina e sono arrivati dai centri di prima accoglienza in Sicilia (Ragusa, Siracusa, Lampedusa, Messina). “La struttura è autorizzata ad accogliere massimo un’ottantina di profughi, ma contiamo di non superare la soglia delle settanta accoglienze, per svolgere al meglio il nostro lavoro” – spiega Sebastiano Di Nardo, che si occupa dell’operatività all’interno dell’hotel Continental. Non tutti i profughi,  però, scelgono di rimanere in Italia, soprattutto eritrei e siriani sono diretti negli altri paesi europei. I migranti, non dicono subito che sono intenzionati a spostarsi, ma i responsabili dei centri come l’hotel Continental se ne accorgono il giorno dopo il loro arrivo, quando hanno già usufruito della distribuzione di beni di prima necessità. Tale comportamento rappresenta la prima difficoltà per gli operatori dell’accoglienza che in questo modo, non riescono a distribuire al meglio i nuovi arrivi.

“Le strutture d’accoglienza non sono dei carceri, per cui i ragazzi  possono andarsene in qualsiasi momento. Attualmente gli immigrati presenti nella struttura provengono da varie parti dell’Africa: Burkina Faso, Gambia, Niger,Ghana. Solo un migrante è originario della Somalia, per cui stiamo cercando di mandarlo in un altro centro dove vi siano suoi connazionali perché non si senta solo.E’ difficile per lui integrarsi con gli altri perché non parla nemmeno inglese”- spiega Ruotolo. I centri d’accoglienza come quello dell’hotel Continental hanno la funzione di ospitare i migranti fino a quando non sono chiamati dalla Commissione di richiesta d’asilo politico, che analizza la loro storia e il viaggio che hanno affrontato per arrivare in Italia e stabilisce se possono rimanere in qualità di rifugiati. “Di solito il tempo d’attesa per lo svolgimento di questa procedura equivale a circa un mese, ma in questa situazione d’emergenza i tempi si allungano fino a raggiungere i sette-otto mesi”-spiega Ruotolo. Anche se arriva la risposta di accettazione della richiesta dello status di rifugiato politico , l’immigrato che ottiene il riconoscimento deve attendere che si liberino posti in un centro Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), l’ultimo step che dovrebbe accompagnarlo verso la totale autonomia. I tempi, perciò, sono destinati a prolungarsi ulteriormente.  Il centro di prima accoglienza  differisce da quelli di secondo livello Sprar in quanto gli operatori sono tenuti a garantire  le prime necessità, il vitto e l’alloggio. “Di questi tempi, però, ci rendiamo conto che tenere i ragazzi parcheggiati per sei-sette mesi nel centro di prima accoglienza non giova a loro né a noi. Nell’attesa del trasferimento, perciò, ci siamo attivati per garantire loro più autonomia: i ragazzi, divisi in base alla conoscenza della lingua inglese o francese, seguono tre ore a settimana d’insegnamento dell’italiano e partecipano a laboratori d’arte, di musica e d’informatica. Nel laboratorio d’arte hanno la possibilità di esprimere le loro emozioni, un processo che non tutti sono abituati a fare e che è molto utile per loro che hanno vissuto quasi tutti delle esperienze traumatiche.  Cerchiamo di valorizzare le loro abilità, dandoli la possibilità di rendersi utili aiutandoci nella riparazione dei computer o nella preparazione dei pasti.

Il ragazzo che collabora in queste attività riceve un premio come dormire in una stanza singola o pranzare con coca cola o aranciata, che  per loro rappresenta una novità straordinaria.”- afferma Ruotolo. “I ragazzi reagiscono con molta positività alle attività  proposte, ne sono molto contenti perché si sentono parte di un qualcosa e sono liberi d’esprimere loro stessi. Arrivano, infatti, con la speranza d’integrarsi in Italia; già partire con questi laboratori per loro è molto importante,  li fa sentire accolti”conferma  Di Nardo. A tutti i cittadini che criticano i centri di accoglienza che si sono stanziati negli hotel sulla costa, i due operatori ribattono: “Si tratta di strutture alberghiere che non erano più frequentate da turisti, basti pensare all’hotel La lecceta che era chiuso  al pubblico da cinque anni o  al Continental, che evidentemente non aveva interesse a continuare l’attività di ricettività turistica, altrimenti non avrebbe risposto positivamente alla richiesta dell’accoglienza dei migranti”. Bisognerebbe guardare il lato positivo di quest’accoglienza in esubero invece di soffermarsi sugli aspetti negativi che possono consistere in un allontanamento degli abitanti o dei turisti italiani dai posti vicini alle strutture d’accoglienza. E’ chiaro che tale effetto negativo dipende dalla mentalità sbagliata della gente,  per cui si guarda con diffidenza agli immigrati, perché si pensa che rubino lavoro agli italiani o siano portatori di delinquenza. L’accoglienza, inoltre, dà lavoro a molti italiani, educatori, mediatori culturali, cuochi e addetti alle pulizie. D’altra parte, come hanno spiegato  Di Nardo e Ruotolo, gli immigrati coprono la richiesta di quei lavori manuali che nessun giovane italiano  vuole più fare. Ad esempio, l’agricoltore. Il Centro d’accoglienza dell’hotel Continental progetta di donare a ciascun ragazzo accolto nella struttura un pezzo di terreno da coltivare per coinvolgerlo in un’attività che lo impegni e gli dia soddisfazione.

Nausica Strever  

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