Tra i diversi laboratori svolti dai Centri diurni per anziani di San Salvo nel corso dell’anno sociale spicca quello dedicato all’attività teatrale. Domani sabato 22 agosto alle ore 21.00 in piazza San Vitale, verrà rappresentata la commedia in un atto di Angelo Pagano “Stingh stanch”.
Attività dei Centri diurni che in questi anni, su impulso dell’Assessorato alle Politiche sociali, hanno riqualificato la loro offerta consentendo a quanti frequentano le due strutture di San Salvo e San Salvo Marina di esprimersi in diverse arti favorendo la socializzazione.
«Centri diurni – dice il sindaco Tiziana Magnacca – che devono diventare centri di aggregazione che si aprono all’esterno per favorire la socializzazione».
Personaggi Interpreti
ANTONIO – barista Fernando Colameo
NICOLETTA – sua moglie Giovanna Raspa
MARCO – loro figlio Giampaolo Colameo
EZIO – sarto Sante Mincone
GABRIELLA – sua moglie Rosa Gaspari
PASQUALE – falegname e cognato di Ezio Pasquale Scarinci
TERESA – sua moglie Rosina Vicoli
FILOMENA – sorella di Pasquale Maria Petrella
LUIGINA – amica di Marco Liberata Antinarella
MICHELA – sua moglie Maria Petrella
SANTINO – “banditore” Rocco Torino
Tecnico audio e luci Guido Marchetta. Costumi, arredamenti e scenografie: Compagnia di Teatro Sperimentale “R. Bevilacqua
Trama. Siamo nella piazza principale di un paesino dell’Alto Vastese. La storia è ambientata agli inizi degli anni Sessanta, nel periodo del cosiddetto “boom” economico. Nel nostro paesino questo “boom” non è stato avvertito se non di riflesso visto che quasi tutti gli abitanti sono emigrati all’estero (come dicono loro “alla Girmania”) in cerca di lavoro. In paese sono rimasti solo i vecchi, che accudiscono ai nipoti, alcuni piccoli artigiani (sarto, falegname, barbiere) e tanta miseria.
La vita nel nostro paese scorre lenta e le giornate sono lunghe. Nell’attesa del ritorno degli emigranti, nel periodo estivo, però gli abitanti, per sopperire alla noia, si ritrovano al bar per bere e giocare a carte, si lasciano portare via dalla vita senza scossoni e senza trauma, solo per il divertimento “spicciolo” e superficiale, dove la fantasia e l’intelligenza vengono “sfruttate” per le stupidaggini.
Possiamo dire che questa farsa rappresenta l’altra faccia del “boom” economico degli anni Sessanta, dei momenti di vita trascorsi per il puro divertimento in cui la fantasia diventa realtà o meglio diventa vita. La vita senza un pizzico di fantasia o di pazzia sarebbe monotona, piatta. La stessa nostra fantasia, a volte, viene soffocata dalla realtà, dagli eventi non riuscendo a dare il giusto peso alle cose.
In questa scenetta, in parte presa da “Aria di città” di E. Ferrara, la fantasia ha libero sfogo nei nostri personaggi dove, come già detto, a tal punto diventa realtà, momenti di vita. Come si è riusciti a fare questo? Liberando i personaggi dalle passioni, dai sentimenti, da tutti quei fattori, cioè, che incidono sull’animo umano e soffocano la fantasia.
Questo non vuol dire che i nostri personaggi non hanno carattere, non hanno, per usare una parola molto grossa, coscienza, tutt’altro; vanno contro corrente, come se il mondo per loro girasse al contrario. In poche parole, i nostri personaggi è vero che sembrano un po’ pazzi, che sembrano di recitare un testo di filosofia dell’assurdo di Ionesco, ma chiediamoci, qualche volta, se soffochiamo la fantasia, i pazzi, forse, non siamo noi ?”.