Già l’Amministrazione comunale vastese aveva risposto a Massimo Desiati sulla questione Ombrina Mare e royalties annunciando il ricorso al Tar avverso il decreto di compatibilità ambientale del progetto della Rockhopper; oggi è il senatore Gianluca Castaldi, da sempre contro la deriva petrolifera nell’Adriatico, a replicare al portavoce di Vastoduemilasedici, sul cui intervento il pentastellato dice di trovarsi “completamente in disaccordo”.
E Castaldi evidenzia alcuni punti nodali sui quali è davvero in disaccordo. “Come stanno le cose – dice -ormai è chiaro a tutti. La demagogia, quella che rimproverano spesso ed a torto, al M5S, lasciamola a chi ne ha ampiamente dato spazio: il PD.
Non c’è nessuna “malcelata connivenza dei partiti che sostengono il Governo nazionale”: è il Governo di Renzi, è il PD di Renzi (incurante anche delle proprie istanze locali) che con una serie di provvedimenti il cui culmine è stato raggiunto con il cosiddetto Sblocca Italia, che ha consentito questa autentica iattura!
Mi chiedo, Massimo, a che serve “subire definitive e nefaste decisioni”, per chiedere di modificare i “criteri di ripartizione delle royalties, oggi appannaggio dei soli Stato e Regione Abruzzo”? Non vogliamo subire, senza se e ma: e punto!
Vedi, caro Massimo, quella che tu chiami “paventata ineluttabilità di una realtà che va costantemente combattuta in ogni luogo istituzionale ma che, nonostante la forte e giusta contrarietà della popolazione” impone alla “politica tutta“, se tutti convinti, di continuare a combattere senza soste e nel forme possibili! E ripeto: non vogliamo subire, senza se e ma: e punto!
Non voglio ricordare la polemica con la truffaldina senatrice del PD Pezzopane (quella che ha sbandierato che Ombrina era “stata fermata”, contro ogni evidenza). Ma tutti devono sapere che come M5S siamo e resteremo in prima linea per non compromettere la realizzazione di un sistema regionale integrato “mare-montagna” di sviluppo economico e sociale sostenibile, verso il quale la stragrande maggioranza dei cittadini è favorevole.
Le norme che regolano lo sfruttamento degli idrocarburi vanno adeguate alle nuove e altamente impattanti tecniche di perforazione oggi in uso. Tecniche che, grazie alla possibilità di ricorrere all’uso di isotopi radioattivi e di centinaia di composti chimici, con l’aggiunta di acqua ad altissima pressione, consentono di raggiungere profondità che fino a ieri, con le sole tecniche a rotazione e percussione, non era pensabile ottenere.
Abbiamo una idea delle conseguenze in termini di danni ambientali e rischi (sismico, rischio di inquinare irreversibilmente le falde nelle zone montane costituenti i serbatoi delle sorgenti di acqua dolce, rischio di compromettere la catena alimentare umana attraverso l’acqua potabile) correlati?
Il tutto per una quantità esigua di petrolio e di gas nel sottosuolo terrestre e marino italiano, che, se estratta tutta in una volta, basterebbe appena al fabbisogno energetico di un anno.
Siamo consapevoli delle storture (e dei danni conseguenti) del sistema italiano di utilizzo del territorio ai fini estrattivi, sia in terra che in mare: abbiamo in Senato un nostro DDL, il 1655, che intende ridisciplinare la tutela della salute e dell’ambiente ed intervenire sulla prevenzione dei rischi derivanti dalle attività di prospezione, ricerca e produzione di idrocarburi liquidi e gassosi, anche con interventi “pesanti” sul sistema delle royalties e dei permessi senza che il sistema diventi un mero meccanismo di scambio!
Il territorio della costa teatina, e in generale quello dell’intero Abruzzo, (ed anche questo sai bene) sono caratterizzati dalla presenza di tre parchi nazionali ed uno regionale, oltre che di una zona costiera assolutamente invidiata e ricca di risorse. Come ben sai, caro Massimo, tali caratteristiche territoriali hanno permesso un forte sviluppo del turismo, dell’artigianato, della pesca, dell’agroalimentare e di tutte le attività indotte e connesse.
Il rilascio della concessione di coltivazione di idrocarburi causerebbe gravi motivi di pregiudizio per aree ad alto valore ambientale o archeologico-monumentale: che ci facciamo delle royalties dopo che i nostri patrimoni di “beni comuni” verranno irrimediabilmente compromessi?”