A 14 anni e più dalla sua istituzione non è ancora possibile scrivere la parola fine al lungometraggio sul Parco della Costa teatina. Come ormai noto ai più il 19 maggio scorso il commissario ad acta Pino De Dominicis comunicava alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, al Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e al Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, di aver concluso la perimetrazione della nuova area protetta allegando anche le relative norme di salvaguardia.
Da allora, però, molte sono state le critiche a quel progetto per la mancata condivisione del suo sviluppo, il mancato recepimento delle indicazioni approvate dai Consigli comunali, la realizzazione su carte inadeguate ed antiche, la mancata considerazione dei fenomeni di antropizzazione sopraggiunti nel corso degli anni, l’esautorazione delle Amministrazioni locali dal governo dei propri territori, il possibile ingessamento economico.
Politici (come dimenticare le proteste degli esponenti di Forza Italia e di Abruzzo Civico del teatino) e imprenditori (Confindustria in primis) hanno levato il dito contro il progetto di De Dominicis tanto che il Consiglio regionale a metà luglio approvava una risoluzione presentata da Olivieri e Gerosolimo con la quale si otteneva l’impegno del Presidente Luciano D’Alfonso e dell’intera Giunta finalizzato al recupero della condivisione delle scelte, alla rettifica del perimetro presentato e della normativa tecnica transitoria.
Un impegno che D’Alfonso sembra voler mantenere anche davanti a una sinistra estrema che preme a tutti i costi per portare a casa il risultato, ovvero l’approvazione della perimetrazione, in vista anche della campagna elettorale prossima in due importanti realtà ricadenti nell’area del Parco quali Vasto e Lanciano.
Ciò potrebbe spiegare, almeno in parte, il mancato invito a Mario Mazzocca, che a Palazzo Silone detiene la delega all’Ambiente, alla riunione del 7 ottobre scorso così come il fatto che la protesta più veemente sia giunta proprio dal circolo vastese di Sel.
Questo perché, secondo indiscrezioni, D’Alfonso sembra aver già avviato il cammino verso una modifica della perimetrazione e, altresì, delle norme di salvaguardia affidandosi ad esperti in materia ambientale, una operazione che avrebbe indotto anche la Conferenza Stato Regioni a rinviare il confronto sul tema.
D’altronde nel vertice di Pescara il governatore dell’Abruzzo aveva detto di voler “arrivare a Roma con un assetto normativo e di Governance che soddisfi il maggior numero possibile di Istituzioni ed il maggior numero possibile di interessi” ed aveva chiesto ai sindaci dei dieci Comuni interessati di trovare un momento di sintesi che contemperi le diverse esigenze. Un lavoro certamente non risolvibile in pochi giorni.
Intanto i Comuni di Rocca S. Giovanni e S. Vito Chietino lavorano in parallelo per arrivare all’istituzione di un Parco marino regionale dinanzi le loro coste che potrebbe essere, come ribadito dai primi cittadini Gianni di rito e Rocco Catenaro, entrambi favorevoli a tale operazione e lo hanno ribadito anche in audizione in commissione regionale, un mezzo concreto per bloccare Ombrina Mare et similia, ovvero “l’unico strumento giuridico per impedirne l’istallazione”.
Luigi Spadaccini