L’ondata di maltempo che ha imperversato nel vastese interno ha riportato in auge quelle situazioni di criticità già note da tempo e che sono tornate a manifestarsi in tutta la loro gravità di fronte ai ritardi della politica e della burocrazia. Il caso più difficile pare essere proprio quello riferito al comune di Montazzoli il quale sta rivivendo situazioni già viste e riviste soprattutto agli inizi di aprile quando la frana inghiottì la provinciale che collega il centro dell’alto vastese a Castiglione Messer Marino, riaperta il 17 maggio scorso dopo i lavori non strutturali eseguiti dal Genio civile.
E sono bastate le piogge neanche torrenziali di questi giorni a rimettere in moto la frana e, soprattutto, a causare l’intorbidimento delle acque potabili delle sorgenti che sono site proprio nei pressi del fronte franoso.
E’ stata proprio la Sasi, la società che gestisce il sistema idrico in quasi tutto il territorio teatino, a certificare, con la comunicazione 8227 del 15 ottobre, la presenza di limo nelle condotte e la non potabilità delle acque di quella che rappresenta l’unica fonte di approvvigionamento del territorio.
Tant’è che, “nel pubblico interesse e per la salvaguardia della pubblica incolumità”, il vicesindaco montazzolese Pasqualino Di Francesco è stato costretto ad emanare l’ordinanza 32/2015 del 15 ottobre con la quale si vieta “di utilizzazione dell’acqua per usi potabili ed alimentari proveniente dall’acquedotto comunale…Il presente provvedimento rimarrà in vigore fino alla promulgazione di specifico provvedimento di revoca.
Dunque, da una settimana i cittadini di Montazzoli non possono usufruire di acqua potabile corrente e la paura è che l’ordinanza posso restare in vigore per settimane, come già accaduto in aprile.