L’ultima rapina nella Sala Enjoi di Vasto dimostra che la telecamera aiuta ma non scoraggia. Può essere un primo passo, ma non definitivo e non totalmente risolutivo. Certo, se pensiamo alla dura opposizione al sistema di videosorveglianza pedissequamente praticato dall’Amministrazione Lapenna, che cassava disgustata tutte le nostre richieste rimettendo al primo posto il dialogo, l’apertura, il convegno e la prevenzione per sconfiggere l’insicurezza, qualche successo lo abbiamo ottenuto. Eppure, quando abbiamo chiesto a più riprese il censimento, quando abbiamo chiesto di verificare nome per nome chi sono gli occupanti delle case, soprattutto nel centro storico, ci è stato risposto che vogliamo schedare, che vogliamo costruire recinti come fossimo ad Auschwitz. La verità è che i cittadini vastesi non si sentono sicuri. Chiedono altro e di più rispetto alle telecamere che, ovviamente, dovranno coprire tutta la città e non soltanto alcuni punti, come adesso. Chiedono che le forze dell’ordine siano potenziate, chiedono che alle forze dell’ordine arrivino maggiori risorse per combattere il crimine generalizzato. Anni di lassismo, di leggerezza e di insensatezza hanno lasciato segni evidenti di insicurezza. Il sistema di videosorveglianza è stato imposto dall’opposizione e subìto dall’Amministrazione Lapenna. La sicurezza, purtroppo, non alberga nei cuori degli amministratori di centrosinistra. A Roma come a Vasto.
Davide D’Alessandro
Noi con Salvini