L’ex consigliere regionale Eugenio Spadano, e il consigliere regionale Mario Olivieri, hanno posto giustamente l’attenzione sulla “questione sede ARAP”, che stava scivolando nella disputa tra L’Aquila e Pescara. Ritengo tuttavia che su questa vicenda, come su altre che interessano la dignità e il futuro del Vastese, non ci possono essere comportamenti poco chiari. La conseguenza dello spostamento della sede dell’ARAP da Vasto a Pescara, e la successiva confusione di competenze che ne è conseguita, ha paralizzato ogni residua attività che era in capo all’ex Consorzio Industriale del Vastese, con il risultato di averci espropriato di un Ente che era stato il faro della crescita economica di questo territorio, e che oggi è stato fatto passare a miglior vita.
Il Vastese non può assistere passivamente ad ogni azione che tende a marginalizzarla e ad impoverirla. La scomparsa del Consorzio Industriale si aggiunge a quella della ASL, all’agonia del COTIR, poi a quello del CIVETA, alla scarsa considerazione nel Masterplan e a quella di altri rischi (vedi tribunale), che incombono su questo territorio, reo forse di lavorare in silenzio e di non rivendicare abbastanza le sue giuste prerogative. Ora è arrivato il momento di dire basta e di prendere coscienza che Vasto, San Salvo e il territorio del basso Chietino non possono essere espropriati da nessuno – sollecito il presidente D’Alfonso a essere solerte in tal senso -, e che ora più che mai non possono assistere passivamente alla spartizione delle risorse e delle speranze prodotte dai suoi abitanti.
Né Pescara, né L’Aquila possono rivendicare la sede dell’ARAP, perché il loro prodotto industriale non è paragonabile a quello del basso Chietino e quindi la sede deve ritornare a Vasto. Se ciò non accade, al di là di ciò che sostiene qualcuno che “tiene famiglia”, i nostri comuni dovranno uscire dall’ARAP, perché la loro permanenza non sarebbe giustificabile nei confronti dei nostri cittadini e imprenditori, che pagano servizi che non hanno, e che devono ripianare i bilanci allegri di altre zone. Dobbiamo pertanto reagire per difendere i nostri diritti e le aspettative dei vastesi e del territorio, e Vasto deve tornare a rappresentarla con l’autorevolezza che le compete.
Ing. Edmondo Laudazi
IL NUOVO FARO
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