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Lalla e la semiotica

 

Quando, in un comunicato, ho letto “Tranquillizzo tutti i professionisti della dietrologia, i maliziosi, i censori e gli spargitori di odio”, ho pensato che fosse l’ultima nota vergata da Silvio Berlusconi o, al massimo, da Luciano Lapenna, poiché entrambi hanno fatto spesso ricorso a tali paroloni. Il primo, in originale, il secondo da copiatore indefesso. Invece, ho scoperto, che non era né dell’uno né dell’altro, bensì di tale Christian Lalla, portavoce di Lapenna. Adirato per una nota critica firmata da Ivo Menna, il portavoce ha replicato con supponenza, dando lezioni di semiotica e comunicazione politica. Eco è morto pochi giorni prima e non mi è stato possibile chiedergli un giudizio. Peccato. Lalla, da professionista acuto, ha acuito il suo messaggio stroncando Francesco Menna ed esaltando la perfomance di Maria Amato. Era all’incontro da professionista, spogliato dalle vesti di portavoce di Lapenna, retribuito mensilmente da tutti i cittadini vastesi. Francesco avrebbe sbagliato l’approccio e, come al cospetto di una bella donna, se sbagli l’approccio, è finita prima di iniziare. Ah, la semiotica! Ah, le modalità comunicative! Peccato che Lalla, nel 2006, curò la campagna elettorale di Giuseppe Tagliente. Semiotica e modalità comunicative non bastarono. Stravinse Lapenna con l’efficacissimo “Vasto cambia”. Poi Vasto non è cambiata, ma è precipitata. E non per colpa della semiotica.

Davide D’Alessandro

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