Lapenna tenta l’impossibile: il terzo mandato. La legge non glielo consente ma la foto della Sala Gulliver, sì. Dietro la scrivania, con Menna, c’erano Pollutri, Forte e Suriani. Davanti, in prima fila, Sputore, Marchesani, Tiberio e Cianci. Tutto (non) cambia perché nulla cambi.
La squadra che ha sancito la caduta della città, sotto la guida lapenniana, punta su Francesco per restare a galla, per portare a quindici gli anni di amministrazione, con Sputore che punta a venti, avendo fatto i primi cinque con il centrodestra di Pietrocola.
Altro che ricambio! Altro che rinnovamento! Altro che lotta contro San Salvo e i fantasmi di un passato che non passa! La sinistra non molla, si ricicla, punta su chi fino a ieri veniva ridicolizzato dai vertici per aver preso la parola tre volte in cinque anni di consigliere comunale, da capogruppo del Pd, tre volte per chiedere una pausa e riunire tutti nell’Aula del Gonfalone. Francesco, ovviamente, gioca le sue carte, approfitta del vuoto politico che esprimono i suoi attuali compagni e invita Maria Amato a restare a Montecitorio.
In questi giorni è tutto un invito (ipocrita) a Maria di restare a Montecitorio, perché Vasto avrebbe bisogno di un parlamentare. Ma se Vasto ne ha bisogno, perché il partito le ha chiesto di candidarsi alle primarie? Per gioco, per farsa, per recita, per il più classico dei tranelli? Non importa. Ciò che importa è che al ricambio generazionale credono soltanto quelli con l’anellino al naso e alle orecchie, sempre ben rappresentati a sinistra, dentro e fuori le stanze del potere. Il ricambio, finto, viene proposto per salvaguardare il vecchio. In vetrina viene esposto il nuovo vestito della festa, dentro il negozio i volponi dividono le vecchie poltrone. Il forno di casa Lapenna è tornato a girare a 180 gradi. Luciano Lamenna vuole il tris. Si salvi chi può.
Davide D’Alessandro