“L’eclisse della politica in Europa è anche l’eclisse dell’intelligenza, perché controproducente per gli stessi bilanci e interessi economici di tutti i protagonisti dell’Unione. Vuol dire non capire che la linea dell’austerità e del pretendere l’impossibile da un debitore in crisi aumenta i costi dei creditori. Quanto hanno pagato in più i tedeschi per non aver avuto la generosità e la lungimiranza di non porre sulle spalle dei greci fardelli troppo pesanti, quegli stessi fardelli che i greci avevano tolto dalle spalle degli ex aggressori tedeschi dopo la seconda guerra mondiale? Un noto antropologo americano ha studiato gli ultimi 5.000 anni della storia economica dell’umanità identificando giubilei e condoni del debito come elementi comuni essenziali per risolvere situazioni ormai inestricabili in momenti particolarmente critici dei rapporti tra creditori e debitori. Siamo in uno di quei momenti della storia. Ed è dunque arrivato il momento di rilanciare un’iniziativa di ampio respiro: il giubileo del debito europeo”. Queste considerazioni, scritte da Leonardo Becchetti in un incisivo articolo, apparso sul quotidiano “Avvenire” il 20 luglio 2015, mi sono subito tornate in mente in tutta la loro stringente attualità, durante la presentazione del libro curato da Antonio De Lellis “Il giubileo del debito – Perché mai l’Europa tace?” (Ed. Bordeaux), presentazione svoltasi Mercoledì 16 marzo presso la Pinacoteca di Palazzo D’Avalos di Vasto. Dopo una breve introduzione del moderatore del dibattito, dott. Christian Lalla, ed i saluti del Sindaco di Vasto, avv. Luciano Lapenna, a prendere la parola è stato l’Arcivescovo di Pescara-Penne Mons. Tommaso Valentinetti, il quale ha subito ricordato che quella del Giubileo del debito è stata un’intuizione nata in occasione del Giubileo del 2000, quando dalla Conferenza episcopale italiana venne avviata un’iniziativa in base alla quale, con il contributo delle Chiese diocesane, si sarebbe dovuto realizzare un intervento nei Paesi in via di sviluppo. Questo non per abbattere totalmente il loro debito (sforzo, questo, proibitivo),ma per abbatterne almeno una parte, assicurandosi che i soldi inviati in quei Paesi fossero impiegati per progetti di sviluppo, che estendessero il bene comune sulle comunità più povere. “Il progetto – ha continuato Mons. Valentinetti – è andato avanti per un po’ di tempo, poi si è spento via via con l’allontanarsi da quel Giubileo. Di qui l’importanza di andare alle radici di cos’è un Giubileo nella vita del credente, del popolo d’Israele e della Chiesa”.
E qui il Vescovo ha delineato un breve exursus storico del Giubileo che ha origine dalla tradizione ebraica che fissava, ogni 50 anni, un anno di riposo della terra (con lo scopo pratico di rendere più forti le successive coltivazioni), la restituzione delle terre confiscate e la liberazione degli schiavi, questo affinché non ci fossero comunque il troppo ricco o il troppo povero (Levitico, 25, 8 e sgg.). “Ora – ha concluso Mons. Valentinetti – abbiamo il Giubileo della Misericordia, voluto da Papa Francesco, come cammino di conversione spirituale. Ma la misericordia è qualcosa di più: è compartecipazione alla vita dei più bisognosi. Oggi si ha paura degli immigrati che bussano all’Europa. E’ una paura inutile, Occorre, invece, non chiudere ad essi le porte!”. Il secondo intervento è stato di Alessandro Cianci (coautore del libro), che ha posto l’accento sugli strumenti finanziari, i quali, in base a come si usano, possono essere negativi o positivi. Ed ha fatto due esempi: quello di Carlo Ponzi, un immigrato italiano negli Stati Uniti, il quale negli anni ’20 divenne famigerato per avere applicato un modello economico di vendita truffaldino che prometteva forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutassero nuovi “investitori”, a loro volta vittime della truffa; e quello di Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace nel 2006, fondatore nel 1976 della prima banca dei poveri nel Bangladesh (un sistema che si basa sull’idea che i poveri abbiano attitudini e capacità imprenditoriali sottoutilizzate e sulla fiducia). In questo secondo caso il debito (sano) diventa vero strumento di sviluppo.
A questo punto è intervenuto il curatore del libro, Antonio De Lellis, il quale ha innanzitutto spiegato come la pubblicazione del libro si inserisce nell’ambito del lavoro della Pax Christi, per poi sottolineare come il Giubileo straordinario sia di stimolo a discutere della remissione del debito pubblico. “Nella sua Enciclica Laudato si’– ha ricordato, infatti De Lellis – Papa Francesco è stato chiaro: il sistema economico nel quale siamo immersi funziona da cattivo samaritano, aiutando i forti e schiacciando i deboli. Occorre perciò riconoscere ed evidenziare le interconnessioni tra povertà, cibo, acqua, agricoltura ma anche tecnologia, finanza, banche e debito. Per questo, il Giubileo straordinario della misericordia indetto dallo stesso Pontefice, venendosi a celebrare in un periodo in cui l’Europa delle banche continua a imporre nuovi accordi economici e finanziari ai paesi “più deboli” che soffocano sempre più sotto il giogo di Bruxelles, rappresenta un’occasione straordinaria per tornare ad approfondire la remissione del debito pubblico”. De Lellis ha concluso richiamando le parole “chiave” sviluppate nel libro: la “lotta non violenta” per conservare quello che è stato conservato, una lotta fatta per “la comunità” e per “il territorio” (come spazio che accoglie chiunque sosta) nell’orizzonte della Misericordia, che è come l’amore viscerale di una madre e richiede una risposta responsabile.
Luigi Medea