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MotoGP, Iannone è mister 354,9 km/h: “Come un pugno. E guai a sbagliare”

 

È salito sul podio del Mugello con le stimmate di uomo più veloce di sempre della MotoGP, 354,9 km/h toccati con la Ducati in rettilineo all’inizio del 2° giro. “Per qualcuno è solo un numero, a me vengono i brividi”. Andrea Iannone è reduce da un GP d’Italia agrodolce. Perché se un podio al Mugello è il sogno di ogni pilota — “Visto quanta gente? I tifosi di Vale, che poi sono un po’ anche miei, a cantare “Iannone uno di noi”…” —, il non avere sfruttato l’occasione di partire dalla prima fila per lottare per la vittoria ha lasciato l’amaro in bocca.

Iannone, il record di velocità della MotoGP è suo.

“La Ducati ha un motore incredibile”.

Provi a spiegare a noi comuni mortali cosa significa andare su due ruote a 350 orari.

“E come si fa? Posso dire che l’adrenalina è pazzesca, per me che vivo di questo è come toccare il cielo con un dito. È una velocità altissima. Troppa no, ma non è facile da gestire”.

Tanto per non farvi mancare niente, sul rettilineo dopo l’uscita dai box c’è un piccolo dosso.

“E lì la mia moto si stacca per un attimo con entrambe le ruote. Un po’ di strizza ti viene, lo ammetto. Ma è come sulle montagne russe, ci sali e sei terrorizzato, ma appena sceso faresti subito un altro giro”.

A cosa si pensa in quegli istanti?

“Senti che sta succedendo qualcosa, provi una scossa di adrenalina, ma non ti accorgi, non sei cosciente appieno”.

Cosa vede intorno a lei?

“Nulla, sei come in un tunnel, lo sguardo fisso in avanti. Capita anche di trattenere un po’ il respiro, ma succede a ogni accelerazione. Paura? No, non puoi averne. Per provare a spiegare cosa avverti, ho un bell’esempio di quest’anno nei test in Malesia: ero in pieno rettilineo e a un certo punto il motore ha avuto come un vuoto, per poi ripartire subito dopo. In quell’istante, per il colpo dell’accelerazione è come se il cervello fosse rimasto all’indietro, come un pugile che prende un cazzotto e resta stordito”.

Qual è il margine di errore?

“A questi livelli, che tu vada a 350 o a 300 non puoi sbagliare. Uno normale non ci arriva a quelle cose. A noi per occhio e velocità mentale sembra di andare a 100 all’ora, è un qualcosa a cui siamo abituati, razionalmente non ci puoi riuscire”.

Bello il podio, ma il 3° posto sa di ennesima occasione sprecata.

“Mi spiace per come è andata, perché avevamo un potenziale incredibile, in tutti i turni sempre uno dei più veloci in pista. Per come si era messa, 12° nei primi giri, è andata persino grassa. Però adesso dobbiamo sistemare questo problema nelle partenze. Non riesco mai a modulare bene la frizione, lo stacco è brusco, la moto impenna, tu richiami la frizione e gli altri sono già scappati via”.

Ogni volta succede qualcosa.

“Bruttissima questa ennesima occasione persa, soffro tanto. Anche a Le Mans se fossi partito bene forse la gara sarebbe andata in maniera diversa”.

Le piste favorevoli son passate.

“Ma noi in generale abbiamo dimostrato di essere competitivi dappertutto. Sono convinto che lavorando così la vittoria arriverà. Io poi sono sempre il ducatista più veloce, il riferimento, e ne sono felice. Però si deve concretizzare”.

Terzo nella settimana dell’annuncio del divorzio dalla Ducati.

“Ma non c’è senso di rivalsa. Siamo tutti intelligenti e guardiamo al futuro. Non ho mai nascosto il mio attaccamento alla Ducati, ai suoi tifosi, sono cresciuto con loro, la nostra non è stata una storia banale. Ma con la Suzuki ho fatto una scelta in cui credo pienamente”.

Prossima tappa Barcellona.

“Negli scorsi anni lì per noi è stata molto critica, ma penso positivo, andiamo forte ovunque, perché non anche lì?”.

Nel Mondiale intanto Lorenzo e Marquez sono in fuga e Rossi è a -37.

“Quest’anno tutto è possibile, è facile sbagliare, vince chi fa meno errori. Mi spiace per Vale, ci teneva tanto. Lui e io avevamo un grandissimo passo, poteva essere un gran finale”.

La promessa che fa?

“Cercherò di sbagliare il meno possibile. E lascerò la Ducati con un bel risultato”. (gazzetta.it)

 

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