“L’approvazione del progetto di legge che incentiva la fusione dei comuni inferiori a 5000 abitanti ritengo sia un fatto importante da cui ripartire.” Afferma, in una nota il sottosegretario alla presidenza Mario Mazzocca, con delega agli enti locali.
“La fusione dei piccoli comuni è una grande sfida – agiunge Mazzocca – a cui noi amministratori, di concerto con le comunità locali, dobbiamo agire per il rilancio dei piccoli paesi e dell’intero territorio. Il tema della riorganizzazione amministrativa guarda al futuro: questa legge può aiutarci ad accelerare un importante processo democratico che può portare sia una notevole riduzione dei tributi locali sia all’implementazione o al miglioramento dei servizi erogati dallo stesso Comune. Questi si atti concreti per i cittadini che da troppo tempo aspettano efficienza e rapidità dell’apparato amministrativo. Molte le realtà locali che hanno avviato questo processo virtuoso, penso al comune di Popoli, e al grande lavoro svolto dal Sindaco Galli e al nostro già assessore Giovanni Diamante che tanto si è speso in un lungo e laborioso impegno quotidiano su un tema ancora cosi ostico e troppo spesso sottovalutato – precisa Mazzocca – anche a Salle, il Comune si è attrezzato eleggendo una apposita commissione consigliare per poter gestire questo importante processo: il nostro consigliere comunale Davide Morante pur non essendo in maggioranza è impegnato in prima fila come promotore di questo ambizioso progetto. Dal 1995 al 2011 sono nati 9 comuni dal processo di fusione, solo dal 2011 al 2014 sono stati istituiti ben 26 entità municipali, la maggior parte concentrate nel centro-nord Italia. Ma se nel nord il fattore che ha reso appetibile l’istituto della fusione anche tra paesi non proprio attigui è stato il vantaggio economico, al sud proprio la caratteristica della presenza di piccoli comuni e vicini, dovrebbe incentivare l’interesse”. Infine il sottosegretario Mazzocca conclude: “Sel-SI nei prossimi mesi tramite i suoi amministratori locali investirà moltissimo in questo percorso partendo dal coinvolgimento diretto dei cittadini e mettondo in campo forme di democrazia partecipata per rendere le popolazioni locali consapevoli e protagoniste di una riforma prima di tutto culturale. Dobbiamo sgombrare il campo dalla paura di cedere sovranità: infatti l’istituto della fusione dei comuni non è uno strumento per unire due o più comuni ma al contrario un nuovo modello amministrativo scelta da due o più comuni in modo paritario e democratico.”