Imam in chiesa in Francia e Italia per assistere alla messa e dire no alla violenza dopo il barbaro omicidio il 26 luglio di padre Hamel nella parrocchia di Saint-Étienne a Rouen. Anche a Vasto, come preannunciato ieri, cristiani e musulmani si sono ritrovati nella Concattedrale di San Giuseppe per assistere alla celebrazione di una Santa Messa. Erano presenti il Sindaco Francesco Menna e diversi assessori e consiglieri comunali in rappresentanza dei gruppi consiliari di maggioranza ed una ventina di musulmani. Ha celebrato l’eucarestia don Gianfranco Travaglini il quale all’omelia ha sottolineato l’aspirazione che i cristiani ed i musulmani hanno: conquistare il paradiso.
Commovente e coinvolgente lo scambio della pace.
Al termine della celebrazione del rito religioso ha preso la parola il sindaco di Vasto, Francesco Menna, il quale, tra l’altro ha detto: “La pace rappresenta la nostra arma più potente, che nessun nemico è in grado di contrastare”: queste parole del Premio Nobel per la Pace Nelson Mandela sembrano riassumere, in modo straordinariamente efficace, il cuore del nostro incontro di questa sera.
Costruire insieme una pace vera e duratura: non c’è al mondo obiettivo più grande e più urgente da perseguire.
Avere la fortuna, da oltre settant’anni, di non vivere situazioni di conflitto armato sul nostro territorio nazionale, non vuol dire che siamo indenni dal rischio di nuove forme di guerra, come la lunga, tragica scia di attentati terroristici che ci sconvolge.
“Dal profondo del cuore – ha aggiunto il primo cittadino -, a nome dell’intera cittadinanza, desidero ringraziare la comunità islamica vastese per questo segno non scontato e denso di significato, che ci rafforza nel percorso di rispetto ed integrazione, e che ci fa avvertire pienamente la dimensione della comunione con tante altre comunità: il momento d’incontro che stiamo vivendo, da questa mattina si sta svolgendo in molti luoghi d’Europa, a partire dalla tanto martoriata Francia.”
“Il vostro venire qui – ha detto ancora Menna -, la vostra presenza discreta e rispettosa è un bellissimo gesto di condivisione e di fratellanza che, vorrei, ciascuno di noi non dimenticasse: siamo tutti ugualmente vittime, cristiani e musulmani, di un odio cieco ed irrazionale, tanto lontano dalla natura pacifica delle nostre fedi e da qualsiasi valore universale dell’umanità.
Come disse San Giovanni Paolo II, dopo i primi atti di terrorismo fondamentalista del 2001, “è doveroso che le persone e le comunità religiose manifestino il più netto e radicale ripudio della violenza, di ogni violenza, a partire da quella che pretende di ammantarsi di religiosità, facendo addirittura appello al nome sacrosanto di Dio per offendere l’uomo. L’offesa dell’uomo è offesa di Dio. E non c’è alcuna finalità religiosa che possa giustificare la pratica della violenza dell’uomo sull’uomo”.
Come il caro Don Gianfranco ci ha detto, la condanna della violenza fondamentalista che tutti insieme, questa sera, esprimiamo, assume un grande valore, che supera tutte le diversità e ci fa sentire pienamente membri di un’unica comunità cittadina, di un’unica famiglia umana.
Per costruire realmente un futuro di pace, è necessario che ciascuno di noi si impegni per abbattere i muri che sono innalzati per dividerci, per farci sentire pienamente liberi e bastevoli a noi stessi: siamo chiamati ad affermare la cultura dell’incontro e del dialogo, le sole vie attraverso cui aprirci alla speranza di un futuro migliore”.
Per la comunità islamica ha preso la parola Hammid il quale, tra l’altro, ha tenuto a sottolineare la sua appartenenza a questa nostra città. “Vivo a Vasto da tanti anni. In questa città sono nati e sono cresciuti i miei figli e quelli dei miei amici. Noi ci sentiamo di Vasto e lavoriamo da anni per creare le migliori condizioni per un dialogo di pace e di amore. E’ quello che vuole il nostro Dio e che anche il vostro. Lo chiamiamo in maniera diversa ma la nostra vita tutta si ispira a lui”.