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“Un ospedale in coma?”

Da settimane, ormai, rimbalzano sui media locali notizie terrificanti sulla situazione e sul destino dell’Ospedale San Pio di Vasto. Interi reparti allo sbando, privati dei mezzi e del personale necessario per funzionare a pieno regime, e in molti già denunciano una chiara volontà politica di lasciar morire il nosocomio a vantaggio di altri ospedali limitrofi. Basterebbe invece affacciarsi al Pronto soccorso affinché anche un (w)ebete capisca la necessità urgente di far funzionare correttamente i vari reparti: ore di fila per essere smistati negli ambulatori delle diverse specialità, dove attende un’altrettanto interminabile coda di priorità variamente cromatiche prima di riuscire a essere “visitati” da medici stanchi, demotivati e sfiduciati.

E pensare che l’Ospedale di Vasto ha dei reparti di eccellenza nei quali operano dei professionisti di alto livello, ma evidentemente questo disegno politico che sottenderebbe al disastro sanitario locale è decisamente più forte. Tutti i vastesi si chiedono il senso di questo progetto folle, che sta sprofondando in coma depassè il San Pio, ma nessuno riesce a dare una risposta. Sarebbe forse il caso che i partiti politici, gli amministratori locali, regionali e i deputati facessero fronte comune contro questo scempio. O è chiedere troppo?

La città si dilata, gli abitanti aumentano, cresce la richiesta di servizi… e come risponde la politica? Disinteressandosi della questione più importante per i cittadini, quella sanitaria. Siamo già costretti a fare analisi, visite diagnostiche, raggi, ecografie, risonanze, tac e moc presso centri privati, e nessuno si accorge che una larga fetta di popolazione non può permettersi di pagare per intero questi esami. Dobbiamo rassegnarci anche a questo?

Cari signori che gestite la cosa pubblica, ai vastesi credo che interessi poco il fantomatico progetto del nuovo ospedale, che da decenni sento riproporre ogni qualvolta si affronta l’argomento: ai cittadini serve un nosocomio efficiente, che utilizzi a pieno regime le sue risorse tecnologiche e professionali. Il resto, e cioè le chiacchiere da campagna elettorale o sui social media, è come i fiocchi di neve di questi giorni: destinato a sciogliersi e a evaporare.

Fabrizio Scampoli

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