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Di Lello, il riesame dopo l’udienza di oggi

A otto giorni di distanza, per Fabio Di Lello, assistito dai suoi avvocati Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni, si riaprono le porte della Corte d’Assise di Lanciano per quella che si prevede sarà una battaglia giudiziaria. La richiesta del rito il rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica, la motivazione presentata dagli avvocati difensori, la mattina del 2 marzo scorso quando alle 10, per Fabio Di Lello, si sono aperte le porte della Corte d’Assise. La premeditazione del reato in capo a Di Lello è quanto cercheranno di ‘far cadere’ gli avvocati Cerella e Andreoni. Su di lui si prospetta il carcere a vita se tale capo d’accusa non dovesse decadere.

Sul banco delle prove l’acquisto della pistola. Per i difensori Cerella e Andreoni è correlato all’uso verso se stesso. “Ha acquistato la pistola per indirizzarla verso se stesso”, affermano i difensori. Di tutt’altro avviso è invece il procuratore capo Giampiero Di Florio secondo il quale alla base dell’efferato gesto c’è la premeditazione dell’imputato. L’impunità di Italo D’Elisa, il 22enne colpevole di aver investito con la sua auto Roberta Smargiassi (in sella al suo scooter) provocandone poi la sua morte, la motivazione (per la Procura) del gesto commesso da Di Lello il primo febbraio scorso. Un’impunità mai accettata dal marito della Smargiassi dimostrata dalle fiaccolate e dagli striscioni che per mesi hanno ‘tappezzato’ la città.

I genitori di Italo D’Elisa ed i familiari si sono invece costituiti parti civili del processo. Ma a tal riguardo i difensori Cerella ed Andreoni impugneranno la costituzione di diverse parti civili che stamane renderanno note.

Sulla richiesta di scarcerazione avanzata al gip Caterina Salusti invece, il Tribunale del Riesame, ha fatto sapere la pronuncia in merito da parte dei giudici avverrà dopo l’udienza di stamane. “Si è di fronte ad un processo delicato”. Questa a quanto pare la motivazione data.

Sul banco delle prove tanti comunque gli elementi raccolti da entrambe le parti. Quando verranno resi noti, questo è ancora tenuto nascosto. Messaggi e telefonate intercorse in quei lunghi sette mesi trascorsi dalla morte di Roberta fino alla morte di Italo, presenza o meno di persone coinvolte nella vicenda che potrebbero essere a loro volta indagati per “concorso anomalo”,  con chi stava parlando Italo D’Elisa quando è stato freddato da Di Lello. Cosa si stavano dicendo. A chi avrebbe confidato le sue “paure”. Chi, e se c’è qualcuno, che avrebbe avvisato il Di Lello della presenza di D’Elisa nel bar in viale Perth. Di prove ce ne potrebbero essere molte in grado di svelare la verità.

Al termine dell’udienza fissata per stamane si saprà qualcosa di più certo.

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