Verrà interrogato stamane l’imprenditore Antonio Colasante accusato di riciclaggio ed abuso d’ufficio; mentre per la dirigente del servizio contabilità e bilancio della Asl Tiziana Spadaccini, agli arresti domiciliari, è scattata anche la sospensione dal servizio. Al centro dell’inchiesta denominata “Dati incrociati” e partita un anno fa da un’intercettazione nella quale si affermava “se incrociano i dati sono guai”, l’appalto lavanderia per gli ospedali della Asl. Dalle indagini condotte sono difatti emerse fatture gonfiate per servizi esterni appaltati dalla Asl ad una impresa di Colasante per un ammontare di 4,5 milioni di euro. A finire sotto la lente di ingrandimento una maxi fattura pagata dalla Asl.
I reati in capo alla dirigente Spadaccini sono quelli di abuso d’ufficio, falso e peculato. Ascoltata ieri mattina per più di un’ora si difende da ogni accusa. Il suo avvocato Alessandro Orlando fa sapere che la sua assistita ha ricostruito minuziosamente ogni passaggio della transazione e ha risposto ad ogni domanda pòstale dal giudice. Diversi i documenti e gli atti presentati volti a dimostrare e a smontare ogni accusa nei suoi confronti. L’avvocato Orlando ha infine chiesto la revoca degli arresti domiciliari.
Ma per l’accusa la transazione, gestita dalla Spadaccini, ha visto il pagamento (per oltre 2 milioni di euro) di lavaggi extra delle divise dei medici infermieri. Un pagamento dunque non previsto dal contratto stipulato tra la Asl e la Publiclean considerato che nello stesso il lavaggio dei cambi settimanali era gratuito. Cosa invece non avvenuta, con gonfiaggio tra l’altro, delle fatture. Un introito milionario per l’azienda dell’imprenditore Colasante per gli anni che vanno dal 2009 al 2015. Con gli stessi introiti l’imprenditore si sarebbe comprato una villa a Porto Cervo ora sotto sequestro.
