Chiedono l’annullamento del diniego del permesso in sanatoria e di ogni altro provvedimento antecedente o successivo, ivi compreso l’articolo 49 delle norme tecniche del Prg. Finisce davanti al Tar, come era del resto prevedibile, la querelle tra il Comune e i genitori dell’europarlamentare Daniela Aiuto (autosospesa dal Movimento 5 stelle), i quali nelle scorse settimane si sono visti notificare una ordinanza di demolizione firmata dal dirigente dell’ufficio urbanistico comunale, Stefano Monteferrante.
Il provvedimento concedeva 90 giorni di tempo a Emanuele Aiuto e Maria Assunta Rallo, proprietari di un appartamento posto all’ultimo piano di un edificio di via Bosco, per abbattere le opere realizzate abusivamente e per ripristinare lo stato dei luoghi. L’ordinanza altro non è che l’epilogo di una serie di accertamenti e di sopralluoghi effettuati dai tecnici comunali coadiuvati dagli agenti del nucleo di polizia edilizia, che hanno accertato l’esecuzione di alcune opere “in assenza del permesso a costruire”.
La comunicazione di avvio del procedimento per l’emanazione dell’ordinanza di demolizione delle opere che si ritengono realizzate abusivamente risale al 30 giugno 2016, ma un mese prima i coniugi Aiuto presentarono una richiesta di sanatoria a cui fece seguito sei mesi dopo il diniego del Comune. Ora della vicenda dovrà occuparsi il Tar a cui i genitori della europarlamentare si sono rivolti. Il Comune ha deciso di costituirsi in giudizio per difendere l’operato dell’ente.
Anna Bontempo (Il Centro)