Oggi a Chieti col dr Ugo Aloè e Peppino Gattafoni -scrive l’On. Maria Amato in un post su facebook- abbiamo incontrato il Direttore Generale della asl di Chieti dr Flacco, per fare il punto sulla emodinamica a Vasto. Un tavolo importante, con il direttore sanitario aziendale, il direttore di presidio e l’ingegneria clinica. Un tempo lungo di confronto, in cui le mie posizioni, pubbliche da tempo non arretrano di un centimetro: il vastese non può essere fuori dalla rete cuore, i nostri infartuati non possono avere un tempo di percorrenza medio doppio a quello di tutto il resto della regione, per arrivare a una procedura di rivascolarizzazione, l’ho detto con i toni coloriti soliti, trovando, va riconosciuto, attenzione e ascolto. Le parole di Flacco “L’emodinamica a Vasto è possibile, i tempi della realizzazione strutturale da qui a Natale”.
Ma chiariamo meglio il senso di queste parole –continua la Amato-: l’angiografo toshiba si trova in deposito alla ditta con impegno di spesa approvato e per iniziativa dell’azienda, gli spazi, idonei e facilmente accessibili sono stati individuati nel gruppo operatorio, abbiamo visto il progetto di ristrutturazione, va individuato chi fa il lavoro. I costi: l’angiografo 270.000 euro, 200.000 circa il resto delle apparecchiature necessarie, circa 50000 i lavori. Da dove vengano fuori gli 8/10 resta un mistero della matematica.
Il dr Aloè dice poche ma definitive parole: “A Vasto non serve l’angiografo per fare le coronarografie di controllo programmate ma una sezione di emodinamica h24 per fare l’emergenza urgenza”.
Il problema vero ci dicono tutti i direttori presenti è reperire medici formati. Mi verrebbe da dire che la gestione aziendale serve per risolvere questi problemi, o per superarli con un service, per esempio, o avviando un protocollo organizzativo sperimentale interaziendale con Pescara, o cominciando a lavorare da ora sulla formazione di qualcuno dei cardiologi di Vasto, o cercando un accordo per recuperare, se c’è, la professionalità di Termoli.
C’è un altro problema –conclude la Amato- che è bene mettere sul tavolo per tempo: l’assorbimento elettrico dell’impianto e gli adeguamenti della cabina elettrica. Ho avuto modo di sottolineare che dire che un ospedale è vocato all’emergenza e poi sull’atto aziendale far prevalere le UOC di area medica e tagliarlo fuori dalla rete cuore, non è serio, ma qui come negli altri nodi da sciogliere intervengono responsabilità regionali, quelle che come al solito hanno concentrato i primari e i loro doppioni su Chieti e Pescara”.