Una lotteria, con il cielo a farla da padrone e Marquez a piegare a suo favore anche le bizze del meteo con un fiuto da cane da tartufo. Lo spagnolo vince a Brno, primo appuntamento dopo la pausa estiva, e riprende il discorso iridato esattamente da dove lo aveva lasciato prima delle ferie dopo il GP di Germania: dal gradino più alto del podio. Marquez riannoda il filo iridato, conquista la sua terza gara stagionale, complicata dalle condizioni meteo, e si impone davanti al compagno Pedrosa e a Vinales, che ritrova un podio che gli mancava dal Mugello, a inizio giugno. È un successo che vale a Marquez un allungo significativo nel mondiale: adesso Marc ha 14 punti su Vinales, 21 su Dovizioso (6°) e 22 su Rossi, 4° in rimonta con tante amarezze.
LUCIDITA’. Lucidità e velocità, le chiavi del successo di Marquez, unitamente agli errori tattici dei rivali: Marc si sarà di certo giovato dei test svolti qui un mesetto fa dalla Honda (seconda doppietta, ma a posizioni invertite dopo Jerez), ma ha brillato soprattutto in lungimiranza dopo un azzardo che poteva pagare caro: vincente, e anche obbligata da una gomma soft posteriore che si stava sbriciolando, è stata la decisione di fermarsi per primo per passare alla moto da asciutto dopo che la gara, dichiarata ‘wet’, era partita con un asfalto umido che stava asciugando. I suoi avversari, invece hanno temporeggiato con le ‘rain’ calzate su una pista che si stava asciugando e lì hanno pagato pegno. Pesantissimo per Lorenzo, che nei primi giri bagnati era apparso fortissimo, ma soprattutto per Rossi: il pesarese quando era al comando è stato lasciato in pista troppo a lungo, almeno un giro di troppo, e quando è rientrato in azione con la moto da asciutto era troppo lontano, 13°, per inseguire sogni di gloria. Ha raccolto un 4° di tenacia e caparbietà, ma al di là della rimonta non può non archiviare questo GP che alla voce ‘rimpianti.
la rincorsa — Nella seconda parte di gara, quella diciamo completamente asciutta e disputata di rincorsa dai big, come cavalli vincenti al Palio di Siena, Vale e Dovizioso hanno risalito la corrente contro tanti outsider proiettati in alto dalla strategia. Rossi, come detto è giunto 4° avendo la meglio su Crutchlow – in forma nonostante la botta, con giallo, alla schiena del sabato -, all’ultimo giro. Il forlivese, invece, ha terminato 6°, davanti a Petrucci un GP che lui e la Ducati speravano ben diverso.
LA GARA. Si parte con pista bagnata, ‘wet race’, gomme da bagnato per tutti e un pallido sole: Marquez – unico a farlo -, azzarda la soft al posteriore e la sua scelta non paga, visto che è il primo a fermarsi per passare alle slick. Lorenzo va in testa, con Rossi, Dovizioso, Zarco e Vinales dietro. Pochi giri e inizia la sarabanda dei cambi moto, con Iannone che nell’operazione incappa pure in una caduta davanti ai box in un contatto con Aleix Espargaro. A -18 giri dal traguardo cambiano tutti moto tranne Rossi, Zarco e Dovizioso, i primi tre, con i due italiani che si fermano la tornata successiva. Tattica sbagliata, cha lascia la strada libera agli altri. Dopo tutti i flag to flag Marquez fa il vuoto, con 18″ su Redding, Aleix Espargaro e Abraham, con i big lontani: 5° Pedrosa, 6° Petrucci, 9° Vinales, 13° Rossi, 14° Dovizioso. Poco alla volta i piloti più blasonati fanno valere il loro ritmo recuperando distacco e posizioni: Pedrosa risale 2°, Petrucci e l’Aprilia di Aleix Espargaro, che cede tre posizioni per il contatto in pit lane con Iannone, lottano con Crutchlow e Vinales, che conquista il podio, mentre Rossi incalza. A 5 giri dalla fine Vale è 5° e all’ultimo diventa 4°: piazzamento che sa più di rimpianto che di consolazione.
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