I tentacoli della ’ndrangheta cercano di afferrare il Vastese. Lo ha ribadito la Dia a pagina 96 nel rapporto presentato al Parlamento sul secondo semestre 2016. L’analisi della direzione distrettuale antimafia non stupisce né coglie di sorpresa il procuratore capo di Vasto, Giampiero Di Florio.
Al contrario il magistrato ribadisce: «Occorre vigilare sugli investimenti e sull’attività degli enti territoriali con particolare riguardo al settore degli appalti pubblici».
Pur sapendo di poter contare su organici delle forze di polizia giudiziaria ridotti all’osso il procuratore non si arrende.
«La magistratura è sempre presente. Il Vastese ha bisogno di investigatori su cui contare per indagini più complesse relative al controllo delle imprese criminali che alterano le regole del mercato potendo contare su capitali illeciti da reimpiegare nel tessuto economico», dice il capo della Procura vastese. Dal giorno del suo arrivo a Vasto Di Florio chiede più risorse per contrastare i progetti criminali.
«Ho chiesto più volte un aumento di organici delle forze di polizia giudiziaria perché il Vastese è innegabilmente un territorio a rischio», ribadisce il magistrato. «Non bisogna creare allarmismi, ma al contempo non si può abbassare la guardia. Occorre porre attenzione verso i tentativi espansionistici di associazioni criminali verso regioni che con tale tipo di delinquenza poco hanno a che fare», insiste Di Florio. La criminalità è uscita dal territorio di origine e cerca di insediarsi arrivando in modo non violento, portando soldi e attività imprenditoriali.
Succede in tutta Italia, è successo anche in Abruzzo. Grazie alla Dia e alla magistratura vastese è stato posto un freno, ma occorre contrastare la corruzione, un reato che non fa paura e invece è pericoloso e destabilizzante. La magistratura vastese ha dimostrato che la criminalità può essere sconfitta. Un esempio per tutti è l’operazione “Adriatico”: 62 imputati e 25 condanne, 299 anni di carcere distribuiti. Il prossimo 11 settembre è in programma il processo d’appello.
«Che in questo territorio vi sia pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata risulta processualmente accertato, anche a seguito del processo Adriatico celebrato dinanzi al Tribunale di Vasto e che ha visto decine di imputati accusati del 416 bis (associazione a delinquere di tipo mafioso, ndc) del codice penale», conferma il procuratore capo. «Per poter fronteggiare la criminalità di maggiore spessore è necessario avere più mezzi e risorse a disposizione», ribadisce Di Florio, «ciò non toglie che bisogna farsi carico di utilizzare al meglio il personale su cui si può contare per indagini più complesse e controlli delicati. Mi riferisco in particolare al controllo delle imprese criminali che alterano le regole del mercato potendo confidare su capitoli illeciti da reimpiegare nel tessuto economico. Maggiore attenzione va posta sull’attività di enti territoriali con particolare riguardo al settore degli appalti pubblici. Il Vastese è un baluardo, nonché presidio, di legalità. Il territorio di questo circondario, tuttavia, è facilmente raggiungibile da regioni limitrofe che hanno maggiormente a che fare con la criminalità organizzata».
Di Florio non nasconde il proprio rammarico nel constatare che, spesso, il pericolo delle infiltrazioni viene sminuito e non considerato a dovere. «Spiace constatare, come è accaduto in occasione di eventi pubblici, che altre istituzioni abbiano ritenuto il circondario di Vasto una sorta di isola felice nonostante si sia alzato il livello di criminalità anche di tipo comune. La magistratura, comunque, è sempre presente e farà il possibile per scoraggiare e respingere corruzione e infiltrazioni malavitose», conclude il magistrato.
Paola Calvano (ilcentro)