Quando non si sa cosa fare e non si vogliono ammettere errori cosa si fa normalmente in Italia? Si chiede lo stato di calamità nazionale. E tanto ha fatto, a conclusione dei lavori del tavolo di crisi per l’emergenza idrica tenutosi ieri in Comune il capo del Dipartimento delle Opere Pubbliche della Regione Abruzzo Emidio Primavera.
La montagna ha partorito il topolino, anzi l’ovvietà piu sconcertante che si potesse mmaginare con la sola proposta a questo punto sensata ed anche possibile: la richiesta di autobotti dell’esercito. Tanti “scienziati” intorno al tavolo, a partire dal presidente della Sasi, Gianfranco Basterebbe, all’amministratore dell’Ater Servizi, Giuseppe Cellucci, al commissario del Consorzio di Bonifica Amicone, hanno imputato alla diga di Chiauci l’odierna carenza idrica omettendo di dire sino in fondo la verità.
Una verità scomoda che chiama in causa responsabilità politiche e non soltanto naturali perché, come avevamo scritto su queste colonne sin dallo scorso mese di giugno, la causa principale della crisi idrica dipende dalla rottura della traversa di Pietrafradicia, lungo il corso del Trigno e molto più a valle rispetto a Chiauci, che nonostante i richiami (non solo da parte nostra) non è stata mai riparata e riattivata.
L’invaso che la traversa avrebbe originato avrebbe consentito, come nel passato, di evitare tanto disagio alla popolazione ed all’economia locale.
Ma come ha amaramente commentato il consigliere comunale Alessandra Cappa, “a Vasto e nel Vastese si interviene sempre tardi e male soprattutto perchè non si ha mai cognizione precisa delle cose di cui si parla e perchè non c’è più stato personale politico valido negli organismi di gestione del territorio. Il caso del Consorzio di bonifica ed anche di quello dell’ex Consorzio industriale sono quanto mai illuminanti a tal proposito”.