Il caso Svoa finisce nel dossier del Centro di documentazione sui conflitti ambientali, un sito di rilevanza internazionale che dal 2007 si occupa di ricerca, informazione e documentazione sui modelli di gestione delle risorse naturali e sul loro impatto. Il fatto che alla ex fabbrica di olii alimentari di Punta Penna, assurta agli onori della cronaca nazionale per le patologie contratte dai lavoratori a causa della lunga esposizione all’amianto, sia dedicato un ampio spazio la dice lunga sull’attenzione che viene ancora riservata alla vicenda.
“I lavoratori della Svoa erano in continuo e costante contatto diretto con l’asbesto”, si legge sul sito del Centro di documentazione, “infatti non solo i capannoni dell’azienda erano ricoperti di lastre di amianto, ma anche tutta l’impiantistica industriale constava di una componentistica che faceva un uso massiccio di amianto. Così come ad esempio le guarnizioni, i giunti accoppiati, gli scaricatori di condensa e tutto quello che era strettamente attinente alla lavorazione degli olii, era composto da una considerevole parte di amianto”.
Passaggi vengono riservati anche alla vicenda giudiziaria degli ex operai , un percorso iniziato quando Franco Cucinieri, chimico industriale che per oltre quindici anni ha prestato servizio alle dipendenze dell’azienda, viene a conoscenza nel 2002 del decesso di un ex dipendente.
“La nostra è una storia non ancora chiusa”, annota Cucinieri, “ e che necessita di tenere alta l’allerta da parte di quanti ne sono a difesa”.
La questione è finita anche in Commissione lavoro della Camera che nei mesi ha approvato una risoluzione, proposta dal senatore vastese del Movimento 5 stelle, Gianluca Castaldi e dal deputato del Pd, Antonio Boccuzzi, in favore degli ex lavoratori Svoa ai quali l’Inps ha chiesto la restituzione delle somme erogate a titolo di benefici previdenziali.
Anna Bontempo (Il Centro)