Sì, i lavori sono ancora da fare e il progetto, promette il costruttore Paolo Primavera, è di quelli che cattureranno sportivi, amatori e turisti a frotte. Perché il tratto di costa di circa 40 chilometri interessato dal progetto della Via Verde è tra i più suggestivi e conservati dei territori costieri italiani, di elevato pregio naturalistico, ambientale e paesaggistico. Ed è anche storicamente integrato con un retroterra ricco di tradizioni culturali, artistiche e produttive distribuite in sette Comuni. Uno spaccato di territorio diversificato nella tipologia delle risorse ma al tempo stesso unitario nei valori che lo identificano.
Ma c’è un però che si chiama pericolo frane. A poche settimane dalla consegna del cantiere alla società Cogepri (mandataria) che ha vinto l’appalto europeo da 15 milioni di euro con un’offerta da 8 milioni, preoccupano alcuni smottamenti che lungo l’ex tracciato ferroviario la manutenzione che manca da 15 anni – ossia da quando le Ferrovie dello Stato hanno arretrato i binari – sta causando, con interi tratti di costa finiti nel mare. È di almeno un chilometro la parte di litorale franata o a rischio. Le località più interessate al fenomeno sono Lago Dragoni di Torino di Sangro – dove le mareggiate lambiscono anche la statale 16 Adriatica – San Vito e Rocca San Giovanni. Prima di realizzare la Via Verde, dunque, bisogna consolidare la zona costiera. E chi lo farà? Sembra la Regione. Che spesa si dovrà affrontare? Non meno di un milione di euro. «Le mareggiate dello scorso gennaio hanno creato problemi non indifferenti di stabilità lungo l’ex tracciato», spiega il costruttore Paolo Primavera, già presidente di Confindustria Chieti, «qualche intervento lo possiamo apportare noi con le economie del ribasso d’asta, ma il grosso dei lavori compete alla Regione. Non è che realizziamo la Via Verde e dopo qualche mese siamo costretti a rifare i lavori perché una parte della pista ciclabile è franata. Per cui la Regione deve intervenire nei punti più a rischio prima che arriviamo noi con la nostra opera. Come impresa abbiamo messo nero su bianco quelle che sono le criticità lungo il percorso: auspichiamo un intervento risolutore della Regione anche se la Provincia è l’ente titolare dell’opera».
Altro problema è quello di alcuni privati che in questi anni di abbandono dell’ex tracciato hanno costruito stradine abusive, messo su cancellate alle case e realizzato perfino posti per la sosta delle auto. Nelle scorse settimane sono stati effettuati alcuni controlli per ripristinare lo stato dei luoghi.
Il tracciato ciclabile si snoda per quasi la sua interezza su quello che era il vecchio tracciato della linea ferroviaria adriatica sulla linea costiera dei comuni di Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino e Vasto. Il progetto prevede la riqualificazione del sedime ferroviario nei tratti in cui risulti possibile il transito e l’inserimento di infrastrutture dove le percorribilità risulta interessata da un’interruzione. I percorsi previsti sono: il ciclopedonale sull’ex tracciato; quello ciclabile su terreno battuto e quello ciclabile sulla sede stradale. Andando verso sud, la percorribilità dell’ex ferrovia esclude alcuni tratti a Casalbordino, perché si passa sull’attuale lungomare; la riserva di Punta Aderci con un percorso in terra battuta; la zona industriale di Punta Penna a Vasto fino al ristorante Villa Vignola prima di tornare dove c’erano i binari e arrivare fino all’ex stazione ferroviaria di Vasto, alla Marina.
Rossano Orlando (ilcentro)