La fermata di Renzi nella nostra stazione ferroviaria mi ha fatto tornare in mente un garbato film di Totò degli anni Cinquanta. La pellicola, intitolata Destinazione Piovarolo, racconta di uno sfigato capostazione di Terza classe di un piovosissimo sperduto paesino sull’Appennino centrale, dove ferma soltanto un accelerato al giorno, e dell’occasione che gli si presenta quando a causa d’una frana sui binari si ferma nella stazioncina un treno sul quale viaggia nientemeno che il Ministro dei Trasporti.
La possibilità di poter parlare con lui della sua condizione di sepolto vivo nel paesello di Piovarolo e delle infinite richieste di trasferimento in altra sede rimaste senza riscontro lo porta a maturare aspettative di ascolto da parte del ministro che si rivelano sbagliate, nonostante le vaghe promesse, nell’attimo stesso in cui il treno può ripartire per Roma.
Il paragone è calzante se solo s’immagini al posto del povero capostazione Antonio La Quaglia lo stuolo dei sindaci, alcuni dei quali inopportunamente fasciati di tricolore, accorsi ieri alla stazione di Vasto/San Salvo ed invece a quello del pezzogrosso della finzione cinematografica l’ex presidente del Consiglio dei ministri ed attuale segretario del Pd.
Anche in questo caso ho l’impressione che le aspettative siano destinate ad andare deluse e che le tante sollecitazioni, ascoltate con la solita aria di sufficienza e leggerezza a cui il fiorentin bugiardo ci ha abituati, avranno la stessa sorte.
Destinazione Italia, questo il nome con cui Renzi ha battezzato il treno che lo scorazza col suo codazzo di cortigiani per tutta la Penisola, ricorda anche nel titolo Destinazione Piovarolo.
Peppino Tagliente