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Luciano Lapenna: “Non posso tirarmi indietro”

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“Dovrei starmene a casa, ma sono cosciente che non posso tirarmi indietro. Il mio sarà un incarico a termine che non andrà oltre il 2018 e che deve servire a fare del Pd il partito che sostiene il sindaco e questa amministrazione comunale. Voglio una gestione collegiale”.

E’ il passaggio chiave di Luciano Lapenna,  acclamato segretario cittadino del Pd da una cinquantina di iscritti (su un totale di 360) radunati nella sala del Gulliver Center all’Incoronata. Erano le 19 in punto quando l’assemblea ha ratificato la decisione maturata dopo una serie di convulse trattative. Poche ore prima il presidente del consiglio comunale Giuseppe Forte l’aveva definito “l’usato sicuro”. Quella del presidente Anci –Abruzzo è stata l’unica candidatura corredata da 127 firme presentata durante il congresso cittadino, un appuntamento molto atteso,   convocato dopo un anno di commissariamento che ha lasciato pesanti strascichi nel partito. Ivo Menna, che  nei giorni scorsi aveva lanciato la sua provocatoria candidatura, non l’ha potuto formalizzare (mancavano le firme necessarie), ma il suo intervento è stato durissimo, con strali diretti soprattutto all’ex sindaco.

“Il nuovo stenta a nascere e il vecchio non vuole morire”, ha detto, “se il centrosinistra avesse perso alle ultime elezioni amministrative Lapenna non sarebbe neanche entrato in consiglio comunale, eppure è stato sindaco per dieci anni”.

La candidatura di Lapenna è maturata alla vigilia del congresso, quando Simone Lembo, direttore della Confesercenti ha declinato l’invito per un problema di incompatibilità. A ricordare le serrate trattative è stato Francesco Menna che, durante il suo intervento,  non ha lesinato bordate alla minoranza interna.

“Non vi nascondo che ho caldeggiato da subito la candidatura di Simone di cui apprezzo oggettivamente le qualità”,  ha ricordato il primo cittadino, “ma Lembo non può fare il segretario perché ha un ruolo importante all’interno di un’associazione di categoria. I rumors hanno parlato anche della candidatura di Angelo Pollutri, ma questa voce si è rivelata infondata dal momento che lo stesso ha un importante ruolo nel mio staff che,  sottolineo,  è il meno costoso della Regione. A quel punto ho cominciato a corteggiare Lapenna. Ritengo sia  la persona che può rappresentare il partito e essere da pungolo all’amministrazione comunale”.

Iniziato con un’ora di ritardo, il congresso ha registrato la defezione della minoranza interna. Non è passata inosservata l’assenza della deputata Maria Amato che insieme a Raimondo Pascale, Angelo Bucciarelli e Giuseppe D’Aurizio ha affidato ad un documento il proprio dissenso su un “congresso finto, anomalo, semiclandestino, poiché molti iscritti non hanno ricevuto la comunicazione, contravvenendo a una delle regole più importanti della democrazia del Pd”.

Risentito per il “lungo vuoto di democrazia” anche Domenico Molino.

“Questo deve essere un congresso che mette un punto”, è stato il suo invito alla platea di iscritti, “la mia proposta è di mettersi intorno ad un tavolo e di discutere”.

Anna Bontempo (Il Centro)

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