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Molino Village, tutti assolti: “Il fatto non sussiste”

Tutti assolti perché “il fatto non sussiste”. Si è clamorosamente sgonfiata la vicenda giudiziaria relativa al Molino Village, l’elegante complesso edilizio di contrada San Tommaso, finito al centro  di una inchiesta della magistratura per la realizzazione di residenze private in una zona classificata D4, ossia destinata ad insediamenti turistici.

A distanza di quattro anni dal sequestro disposto dalla Procura, il tribunale di Vasto ha assolto con formula piena Filippo Molino, titolare della omonima impresa che ha realizzato l’immobile, l’ex dirigente comunale, Alfonso Mercogliano, l’architetto Giuliano Fariello (responsabile del procedimento), l’ingegner Corrado Sabatini, direttore dei lavori, Domenica Natale e Valentino Sansiviero, progettisti. A tutti era stata contestata la lottizzazione abusiva con vari capi di imputazione. L’imprenditore Molino e tre tecnici (Sansiviero, Natale e Sabatini) sono stati condannati al pagamento di un’ammenda di 5mila euro per una piccola difformità in fase di esecuzione.

“Questa sentenza assolutoria restituisce dignità alle persone rimaste coinvolte nel procedimento”, ha commentato dopo la lettura del dispositivo l’avvocato Alessandra Cappa che insieme ai colleghi Giuseppe Gileno, Ugo Di Silvestre, Roberto Cordisco, Vittorio  Russo e Sabatino Besca ha difeso gli imputati.

Il verdetto del giudice Italo Radoccia è arrivato alle 17. In mattinata era stata la volta dei legali,  che durante le loro arringhe hanno sottolineato l’assoluta insussistenza delle violazioni urbanistiche e del pubblico ministero Francesca Barbieri che al termine della sua requisitoria ha chiesto la condanna per tutti. Nel corso delle precedenti udienze erano stati escussi i testi e sentiti i periti incaricati dalla difesa e dall’accusa. Determinante ai fini dell’assoluzione è stata l’audizione del consulente tecnico incaricato dal Tribunale, ingegner Luigi Fumo, secondo il quale l’intervento edilizio non può configurarsi come lottizzazione abusiva, essendo conforme  alla legge regionale n.16 del 2003.

I sigilli al complesso residenziale scattarono nel 2013 sul presupposto che la società aveva realizzato un immobile di tipo residenziale al posto del villaggio turistico autorizzato dal consiglio comunale, eludendo il vincolo di destinazione d’uso. Gli inquirenti contestarono anche  9.464 metri cubi di volumetria in eccesso rispetto a quella consentita. Contestazioni che la sentenza del giudice Radoccia ha spazzato via.

Anna Bontempo  (Il Centro)

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