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“Danni all’impresa e alle casse comunali”

“Un cantiere rimasto fermo per quasi cinque anni, danni ingenti all’impresa e ai proprietari dei residence e un mancato introito per le casse comunali di oltre 400mila euro”. L’avvocato Roberto Cordisco, difensore dell’imprenditore Filippo Molino, prende spunto dalla clamorosa sentenza di assoluzione sul Molino Village per  elencare le ripercussioni che la vicenda giudiziaria ha avuto sui suoi protagonisti. Il verdetto del Tribunale di Vasto ha certificato che non ci fu alcuna lottizzazione abusiva  e ha assolto con formula piena l’imprenditore, dell’ex dirigente comunale Alfonso Mercogliano, l’architetto Giuliano Fariello, responsabile del procedimento, l’ingegner Corrado Sabatini, direttore dei lavori e i progettisti Domenica Natale e Valentino Sansiviero.

“Nel frattempo il cantiere è rimasto fermo per circa cinque anni”, tira le somme l’avvocato Cordisco, “come avevo dichiarato il giorno del sequestro preventivo, il 7 gennaio 2013,   eravamo sicuri di dimostrare la regolarità dei lavori eseguiti dall’impresa costruttrice.  Al fine di sgomberare il campo dai numerosi equivoci che hanno portato a ricostruzioni fantasiose dei fatti, tengo a precisare che l’impresa, certa di aver operato nel giusto e al solo fine di accelerare i tempi della risoluzione del problema, in data 6 giugno 2013, presentò al Comune di Vasto una richiesta di cambio di destinazione d’uso da turistico a residenziale delle unità abitative realizzate, impegnandosi a versare nelle casse dell’ente, a titolo di oneri di urbanizzazione, una cifra di oltre 400mila euro. In tal modo”, prosegue il legale, “attraverso l’applicazione di due  leggi regionali vigenti, la  49  e la 62 del 2012, la società avrebbe potuto in qualche modo anticipare quello che è stato statuito con la sentenza e, conseguentemente, riprendere i lavori con evidenti vantaggi economici per tutti. Ma l’amministrazione comunale, allora guidata dal sindaco Luciano Lapenna, rigettava l’istanza fatta dalla società, nonostante i pareri favorevoli degli uffici, per motivi politici che a tutt’oggi mi sfuggono”.

L’avvocato Cordisco precisa ancora che la società “aveva chiesto il cambio di destinazione d’uso delle unità abitative da turistico a residenziale senza la realizzazione di nuove opere, lasciando invariato il progetto iniziale. Seguiva il ricorso al Tar che veniva rigettato e non veniva impugnato innanzi al Consiglio di Stato perché il processo penale era ormai agli sgoccioli”.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

 

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