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“Alla scoperta della poesia”, con Fernando D’Annunzio

Dopo aver approfondito il testo poetico con tanti autori: Vincenzo Cardarelli, Giosuè Carducci, Emily Dickinson e generi poetici diversi, abbiamo invitato nella nostra scuola primaria “G.Spataro”  Fernando D’Annunzio che è un poeta di Vasto che scrive sia in italiano che in dialetto vastese, per intervistarlo e scoprire maggiori notizie sulle sue poesie.

Fernando D’annunzio ci ha detto che ama scrivere anche in dialetto per salvaguardare questa lingua anche alle nuove generazioni. Il dialetto rappresenta le radici della nostra lingua, rappresenta la parte fondamentale del nostro territorio.  Non dobbiamo aver paura di promuovere il dialetto, di ascoltarlo, di parlarlo anche a casa o a scuola. Purtroppo sta scomparendo, perché nessuno lo parla più. Ci ha detto inoltre che scrivere in dialetto è molto difficile e non si può improvvisare.

Ma che cos’è la poesia? Ci ha raccontato che per lui la poesia è una grande passione che lui ha avuto dall’età di 12/13 anni . Nasce dalle emozioni, dalle sensazioni che prova. Per farci capire meglio ci ha spiegato la sua poesia “La puhusì” dove dice che la poesia è come un filo che parte dal cervello come un gomitolo e poi piano piano si srotola, scorre nelle vene, per il cuore e poi arriva con la matita sul foglio, come un filo storto e spezzato .

La  Puhusì

Scorre sopr’a nu foje la matìte,

lasse nu fìle torte e štuccarelle,

come nu jjòmmere che si sbirrìte

piane piane da dentr’a lu cirvelle.

E mentre si sbirrìte p’ascì fòre,

sente ‘štu file a scorre’ pi’ li vene,

li sente quande passe pi’ lu còre

e acchiappe e si štrascìne ggioj’e ppene.

Come quande s’arrépe ‘na cajòle

e li cillitte lìbbere po’ ‘scì’,

‘ccuscì a un’a une li parole

aesce e si divente’ puhusì.

La Puhusì?…: è la voce dill’alme,

pinzìre e sintiminte che si spuje’,

acque che sùrje, scorre e pu’ si calme,

sfrèvele di nu còre che si štruje.

Ha scritto fin ora tantissime poesie circa 500/600, solo verso la fine degli anni ’80 ha iniziato a pubblicarle ,ha partecipato a tanti concorsi e ha vinto ben 30 primi premi.

Tante sono le cose che gli danno l’ispirazione, la natura, la sua città, la famiglia. Per scriverle il tempo è variabile, a volte può bastare un’ora, altre volte è necessario più tempo, ha detto anche che quando arriva l’ispirazione la sua penna scorre da sola. Anche il luogo dove scrivere è importante. Ha bisogno di concentrarsi in un posto tranquillo, magari vicino al mare, solamente lui e la poesia.

Con la poesia “Lu teštamende di täte” ci ha spiegato una cosa importante, che nella vita non si può gioire se non si conosce il sacrificio, come espresso nell’ultima strofa della sua poesia.

N’ammidijàte chi magne e nin fatìje,

‘mbaràtev’ a ssuffrì pe’ šta’ cuntènde,

lu bbon’esempie dàtij’ a li fìje

picchè ‘n zi méte se nin zi sumènde.”

Ci sono piaciute molto anche le sue poesie in italiano “Il mio paese” e “Vecchio borgo”. Il poeta riesce a emozionarci nella personificazione di Vasto come una mamma che si affaccia alla finestra per ammirare lo splendore del mare,

sbadiglia, respira ed assapora, la brezza che profuma e sa di mare

e nella rappresentazione del centro storico, pieno di “scalinatelle ripide”, di angoli ricamati di fiori, “colori di bucato steso al sole”,

“Rinasco nella quiete che respiro,

e nei profumi e poi nelle parole

ritrovo i gusti semplici, i più buoni”

Ci ha raccontato che del 1986 ha voluto riprendere un’antica tradizione vastese relativa al carnevale chiamata: “La Storie”, una lunga poesia in dialetto che parla di tutto quello che è successo a Vasto, in Italia e nel Mondo nell’ultimo anno. Nei vari mesi dell’anno prende degli appunti sulle cose più importanti che accadono anche nell’ambito politico, economico e poi qualche settimana prima del carnevale si mette a scrivere. Usa una metrica particolare: le prime quattro strofe sono endecasillabi cioè sono formate da 11 sillabe, e le altre quattro sono ottonari cioè 8 sillabe.

Dal 2012 ha iniziato inoltre a collaborare con Giuseppe Tagliente e Paola Calvano per creare il “Lunarie de lu Uàste”, ovvero l’almanacco dei Vastesi. All’interno del volume si trovano avvenimenti, curiosità, personaggi ed approfondimenti tutti all’insegna di Vasto, della sua storia e delle sue tradizioni.

Il momento più divertente dell’incontro è stato quando abbiamo provato a scrivere qualche strofa di poesia in dialetto insieme a lui, per parlare in modo simpatico della fine della quinta .

Sta pe fin’ n’addr anne di scole

Quanda cose ì seme ‘mbarate

Purtroppo lu tèmpe se ne vole

Tand’emozione sème pruvate

‘J ni jame a la scola superiore

Quanda cose tineme da fa ‘ngore

Cacche cumbagne forse li perdème

Ma tanda bbille cose pu’ facème.

Sta per finire un altro anno di scuola, quante cose abbiamo imparato, purtroppo il tempo vola, abbiamo provato tante emozioni.

Andremo alla scuola superiore , abbiamo ancora tante cose da fare, forse perderemo qualche compagno, ma faremo tante cose belle.

Questo lavoro di approfondimento della poesia anche con la testimonianza di Fernando D’Annunzio ci è piaciuto molto. Abbiamo conosciuto un grande poeta che con gentilezza, simpatia e grande capacità comunicativa ci ha letteralmente incantati . E’ stato per noi un onore conoscerlo.

Gli alunni delle classi quinta B e quinta C

Scuola primaria “G.Spataro”

Comprensivo n.1 – Vasto

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