Un rimborso di un milione di euro per i creditori dell’impresa Iacovitti costruzioni fallita nel 1999. A distanza di 18 anni esatti da uno dei più clamorosi crack che la città ricordi a memoria d’uomo, una trentina di soggetti, tra fornitori e acquirenti di appartamenti, sono riusciti ad avere i rimborsi che credevano di non poter mai più incassare.
“Si tratta di creditori chirografari”, spiega il curatore fallimentare Antonio Cuculo, “cioè fornitori o proprietari di immobili che, a differenza dei creditori privilegiati, hanno scarsissime possibilità di essere rimborsati, vantando crediti non assistiti da alcun tipo di garanzia reale. Vi e’ da dire che, nella quasi totalita’ dei Tribunali, in caso di fallimenti di societa’ o ditte individuali, il più delle volte si riesce solo in parte a rimborsare i creditori ipotecari, cioè le banche che hanno concesso i mutui agli imprenditori, ed in minima parte i creditori privilegiati ( Equitalia, Soget, dipendenti, professionisti, etc.). Quasi mai i creditori chirografari. Tutto ciò é stato possibile, grazie alle decisioni prese di volta in volta dagli organi della procedura fallimentare, riuscendo in tal modo a rimborsare tante persone o societa’ che non si aspettavano niente in considerazione del loro rango di chirografari”.
La vicenda prende le mosse nel 1999, anno della dichiarazione di fallimento di tutte le società del gruppo Iacovitti. Un vero e proprio terremoto finanziario, sia per il numero delle persone coinvolte a vario titolo nell’acquisto di immobili, sia per la solidità riconosciuta fino a quel momento ad una impresa che ha costruito per anni quasi in regime di monopolio.
Nel fallimento finì anche la Iacovitti costruzioni srl, che aveva edificato due corpi di fabbrica, per un totale di 68 appartamenti di pregio con relativi garage, in una zona centralissima di Vasto, tra corso Mazzini e via San Giovanni da Capestrano.
Dopo qualche anno, i due corpi di fabbrica vennero venduti all’asta in due blocchi a due distinte imprese, fatta eccezione per 6 appartamenti con garages, in quanto gli stessi qualche mese prima la dichiarazione di fallimento, erano stati venduti con rogito notarile a persone o società, diversamente da altre trenta persone che invece pur avendo integralmente pagato l’immobile acquistato non sono riusciti a farsi intestare l’appartamento. Il fatto di non essere intestatari degli immobili, ma bensì creditori della societá fallita , si è rivelato vincente.
Anna Bontempo (Il Centro)