Dall’Associazione “Amici del Teatro Rossetti” mi sarei aspettato un ringraziamento perché la prosa, al Teatro Rossetti, è tornata grazie alle battaglie del sottoscritto contro la gestione Lapenna-Bellafronte, che aveva trasformato il Teatro in Auditorium, con sola musica. Ma Elio Bitritto, estensore di una calda nota super celebrativa del direttore artistico, continua a non comprendere.
Io voglio tre Teatri, non uno. Voglio tanta cultura e tanti finanziamenti per la cultura.
Non voglio eliminare la cultura e neppure Bitritto. Voglio eliminare i costi per Bellafronte che, in dieci anni, ha portato a casa immeritatamente e spropositatamente oltre 500 mila euro. Voglio eliminare i costi di 36 mila euro per Oliva e Menna, suocero e genero, che conducono il “Centro Studi Rossettiani”.
Di surreale c’è la coesione sociale che invoca Bitritto, il quale sa che malessere esistenziale e sociale non sono stati, almeno al momento, risolti dalle straordinarie performance del suo docente di solfeggio. Lui non sa in quali teatri, per una piéce e per un concerto, è andato e continua ad andare il sottoscritto. Lui non sa quante lezioni potrebbe ricevere su piéce e concerti. Sa che deve difendere l’indifendibile, perché gli inciuci politici vastesi, che da tempo decretano la decadenza della città, irrorando le tasche sempre dei soliti noti, così hanno deciso.
Ma i cittadini, non solo gli amici degli amici, hanno capito che l’andazzo non è più sostenibile. La gente ha fame, caro Bitritto. Anche la cultura ha fame e infatti deve avere molto di più dal Comune di Vasto, che non ha neppure l’assessorato alla Cultura. La cultura deve avere molto di più. Non devono avere più niente, perché hanno già avuto troppo, più di troppo, Bellafronte, Oliva e il genero Menna. Tutto questo lo urlerò in Consiglio, nelle piazze e lo affiggerò a breve sui manifesti. Non saranno certo gli amici degli amici degli amici a fermarmi. Lo faccio per il rispetto di tutti i cittadini vastesi, di tutti.
Davide D’Alessandro