Marcello Veneziani a Vasto. È sempre un evento particolare accogliere un uomo di cultura e sentirlo parlare di “cento maestri sconvenienti”, gli imperdonabili che hanno fatto la storia dell’umano.
Dialogando con Davide D’Alessandro, che ha saputo trovare un pregevole varco tra autunno e inverno al suo “Festival di Cultura, Filosofia e Politica”, Veneziani è andato oltre il suo ultimo libro, edito da Marsilio, per spaziare tra antico, moderno e contemporaneo, per riaffermare la necessità di una tradizione, di un confine, di una memoria, di un pensiero caldo e vivente, per compensare la potenza tecnologica di un mondo che tramonta, che non lo soddisfa, ma che pure vive. Non per cambiarlo ma per interpretarlo, da sismografo intelligente e arguto qual è.
Ha ribaltato la tesi di Marx, ha affrontato i giganti della letteratura e della filosofia, ha ricordato che la vita per espandersi non può ridursi a contemplare l’ultimo modello di telefonino in vetrina, ha sorriso della politica attuale e dei tanti finti leader che calcano il palcoscenico senza lasciare alcuna traccia.
Per Veneziani, l’odiernità, felice termine da lui coniato, è la malattia da cui guarire. Tutto sempre creato per non andare oltre questa sera, mentre l’uomo ha bisogno di guardare indietro e avanti, di una visione e di un ricordo, di uno spazio e di un tempo, di un altro tipo di vita.
Applausi convinti e un caloroso arrivederci, perché l’uomo ha bisogno anche di questi incontri per non smettere di crescere ed elevarsi.