“La zona industriale di Punta Penna và ripensata soprattutto alla luce della occupazione che ha prodotto in un cinquantennio”. Lo storico Luigi Murolo, uno dei padri fondatori della riserva naturale di Punta Aderci insieme all’ecologo Vincenzo Ronzitti e al compianto Michele Benedetti, interviene sul tema che tiene banco da alcuni mesi: la produzione di leganti idraulici (cemento) a freddo in uno stabilimento sito nella fascia di protezione esterna dell’oasi costiera. Contro tale insediamento è nata una mobilitazione dal basso sfociata il 28 gennaio scorso nella marcia pacifica e silenziosa che ha registrato la partecipazione di circa 800 persone.
“La mia altro non è che una modestissima considerazione e nasce da un banale dato di fatto”, attacca il professor Murolo, “un’area industriale di solito non viene progettata per ospitare nicchie naturalistiche, ma industrie. Industrie più o meno insalubri, ma sempre industrie. Cinquant’anni, però, sono sufficienti per trarre un bilancio. L’agglomerato di Punta Penna in mezzo secolo ha forse prodotto un tessuto ad alta densità occupazionale? Ha forse generato la croissance economica del Vastese? Ha forse prodotto una cultura industriale capace di misurarsi con i problemi posti non dico dall’informatizzazione e dalla robotica (cose lunari?), ma dallo stesso post fordismo e dalla total quality? Ve l’immaginate? Nel 2018, un’industria che produce cemento! Mi domando: è questa oggi in città l’industrializzazione? Il problema odierno quindi non è quello di una specifica industria e della sua natura”, prosegue lo storico vastese, “in effetti, essa chiede correttamente di insediarsi in un’area industriale. Che cosa significa tutto questo? Molto semplice. Che la responsabilità non è dell’impresa. Che essa va ricercata nell’esistenza dell’area stessa. Fin quando essa sussisterà, i problemi non troveranno mai soluzione. Il vero tema è politico: essa va cancellata. Qui e ora. E’ sempre la governance in carica che deve decidere il cambio di rotta: mai parlare di passato o di futuro. Le scelte sono sempre attuali. Anche sul versante turistico. L’area di Punta Aderci è una riserva e va tutelata. E la tutela viene garantita dalla sua visitabilità, non dalla sua utilizzabilità balneare. E’ bene essere chiari. Il turismo di massa è distruttivo. Per impedire danni ambientali, va regolamentato. Per questo motivo esistono le riserve. Cerchiamo di chiamare le cose con il loro nome. Evitando confusioni o sovrapposizioni di significato”, conclude Murolo.
Anna Bontempo (Il Centro)