Paura per se stesso e per il figlio caduto nel vortice della tossicodipendenza. La disperazione davanti al fallimento dei tentativi di aiuto. Poi davanti alle continue richieste di denaro, la decisione di denunciare la persona a cui teneva di più al mondo per salvarla. E forse la salvezza ora è vicina. L’esito della vicenda giudiziaria che ha fatto seguito alla denuncia potrebbe aiutare il padre disperato a raggiungere il suo obiettivo : salvare il figlio dalla droga.
Comparso ieri davanti al gup del Tribunale di Vasto, Italo Radoccia, (nella foto) con l’accusa di tentata estorsione, D.V., 33 anni, di Vasto, è stato giudicato non punibile. Il giudice ha accolto la tesi del difensore , Fiorenzo Cieri , secondo il quale, la pretesa di denaro fra padre e figlio non è configurabile come tentata estorsione ma eventualmente minacce, ma soprattutto perchè l’imputato, attualmente rinchiuso nel carcere di Torre Sinello ha deciso di intraprendere un percorso di recupero.
La storia di D.V. è molto simile a tante altre raccontate dalla cronaca. Una vita serena fino all’incontro con la droga. Poi l’inferno e il bisogno continuo di denaro. Un giorno il giovane ha affrontato il padre chiedendogli altri soldi. Il padre, ben sapendo a cosa sarebbe servito il denaro, ha rifiutato. D.V. ha minacciato il genitore e gli ha impedito anche di fare un viaggio di lavoro. E’ stato a quel punto che il padre del trentatreenne ha deciso di affidarsi allo Stato e alla giustizia per salvare il figlio e lo ha denunciato.
Nel frattempo altre vicissitudini hanno portato l’uomo in carcere. D.V. si è convinto ad iniziare un percorso di recupero in una comunità terapeutica. Quando lunedi è comparso davanti al giudice delle udienze preliminari, Italo Radoccia, la decisione di curarsi è stata dichiarata in aula dal difensore Fiorenzo Cieri che subito dopo si è appellato all’articolo 649 del codice penale che esclude l’ipotesi della tentata estorsioni fra padre e figlio. La clausola di non punibilità scatta quando il reato è commesso fra congiunti purchè conviventi.
A fare da apripista è stata la seconda sezione penale della Corte di Cassazione che ha dichirato non punibile un figlio di mezza età che aveva provato ad estorcere addirittura 30mila euro all’anziana madre. Nel caso di D.V. la somma pretesa era decisamente inferiore. Senza violenza non scatta il reato estorisivo. In sostanza non bsta l’annuncio anche con gesti di un male ingiusto futuro con scopo intimidatorio, per il reato di tentata estorsione fra congiunti è necessria l’azione fisica violenta. Soddisfatto l’avvocato Cieri.” La cosa più importante è l’avvio del percorso di recupero”, ha commentato il legale.
Paola Calvano (il centro)