Assalto trivelle all’Adriatico. Il Consiglio di Stato ha rigettato i ricorsi presentati in appello dalle Regioni – Abruzzo e Puglia – e da enti locali contro i due permessi di ricerca di gas e petrolio rilasciati alla società inglese Spectrum Geo. A renderlo noto Enzo Di Salvatore, costituzionalista e del coordinamento nazionale No Triv. I progetti di prospezione per la ricerca di idrocarburi riguardano aree immense, collocate nel Mare Adriatico centrale e meridionale, davanti alle coste di Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia ed hanno un’estensione di 14.128 Km2 e 16.169 Km2, pari a tre volte l’Abruzzo.
Settecento chilometri di costa, da Rimini a Santa Maria di Leuca, per un area di 30.000 Km2, verrà scandagliata con l’air-gun, tecnica di sondaggio geofisico per ispezionare i fondali marini basata sul rilascio in acqua di fortissimi spari di aria compressa, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Una pratica devastante per l’ecosistema marino, per cetacei e pesci, come acclarato da ricerche scientifiche di livello internazionale.
L’Adriatico, il mare più pescoso del Mediterraneo, si trova quindi ora alle prese con il progetto di una grande multi-client, la Spectrum Geo, che intende “valorizzare nuovi bacini sedimentari e rivalutare bacini sedimentari già oggetto di ricerca e produzione di idrocarburi al fine di fornire dati aggiornati a multinazionali e società interessate“. Contro questa deleteria iniziativa non è servito il ricorso al Tar e neppure quello al Consiglio di Stato. Non sono servite le osservazioni inviate alla commissione di Valutazione di impatto ambientale del ministero. Le azioni giudiziarie, avviate nel tentativo di bloccarla, vanno avanti dal 2011.
Serena Giannico (abruzzolive.tv)
