Legambiente e il gruppo Consigliare de Il Sole di Casalbordino intervengono sulla questione dell’erosione della costa. Per Alessandro Santoro del Gruppo Consigliare de Il Sole di Casalbordino, “Luglio 2017 euro 385.000 buttati letteralmente “in mare” con un intervento a stagione in corso e quanto mai inefficace. Fu veemente allora la protesta del Gruppo Consigliare de IL SOLE di Casalbordino. Oggi c’è ancora qualcuno che chiede soldi alla Regione per ripascimenti non e’ tollerabile questo sperpero di denaro pubblico per salvare sempre e solo la stagione dei pochi e soliti imprenditori che affacciano sul lato sud. Interventi inconcludenti che non risolvono il problema e che assommati negli anni ormai contano diversi milioni di euro spesi. Tengo a precisare che i rappresentanti di categoria, nello specifico il vicepresidente del Sib e il presidente di AMare, sono anche i proprietari delle concessioni del lato Sud su quale si è intervenuto negli anni a ripetizione! Perché nulla è stato mai fatto per il lato Nord, laddove c’era una spiaggia caraibica meta d’invasione di turisti? Di quella spiaggia, nostro fiore all’occhiello, ad oggi non c’e’ più nulla.”
“Il mio personale pensiero -fa sapere invece la Consigliere Comunale Marianna Di Risio è che ormai è sotto gli occhi di tutti che il progetto che si sta seguendo da oltre 25 anni, visti i risultati,si è rivelato fallimentare, nonostante fosse stato elaborato da luminari del settore. Bisognava quindi già da tempo intervenire con una diversa soluzione al problema, senza perseverare in provvedimenti assolutamente inefficaci, impiegando ingenti finanziamenti pubblici di cui sarebbe stato meglio non fruire, vista la totale mancanza di risultati e di conseguenza lo sperpero di denaro. per mio conto non credo di essere in grado di dare soluzioni e lascio il compito agli esperti del settore che hanno già trovato sistemi risolutivi per fermare l’erosione in altre realtà. Certo Casalbordino è un paese a vocazione turistica e per questo ci impone di fare tutto nel più breve tempo possibile per poter recuperare questo settore trainante.”
Giuseppe Vaccaro aggiunge “Non serve aspettare la primavera per piangere, la situazione va affrontata nei modi e tempi giusti lavorando a preventivo e non a consuntivo, bisognava agire guardando i nostri vicini che hanno saputo intervenire subito sull’erosione ed ottenere spiagge che offrono grande opportunità per i cittadini creando economie di nicchia.”
“Non possiamo continuare così – conclude Santoro- Casalbordino era il fiore all’occhiello della costa abruzzese, occorrono interventi sinergici per ridare economia ad un paese che sta morendo! Nel nostro Programma la soluzione auspicata, e mai perseguita negli anni, era il rinforzamento della barriera di scogli sommersa, intervento del tutto simile alle realtà balneari viciniore che stanno spopolando in quanto a turismo estivo. Ricordo a tutti, coloro che hanno memoria corta, che l’attuale sindaco è la stessa persona che fino a qualche anno fa ha fatto parte della giunta che ha partecipato i suddetti interventi rivelatisi quanto mai inutili ed inefficaci. Ora auspichiamo, per il bene del nostro territorio, che egli persegua e perori fino in fondo e nelle sedi opportune la soluzione del rinforzamento della scogliera come metodo a contrasto dell’erosione anche al lato nord per ridare dignità e valore al nostro territorio e a quegli imprenditori altresì meritevoli di attenzioni“.
Legambiente fa sapere invece che“Le ultime mareggiate che hanno colpito tratti della costa tra Torino Di Sangro e Casalbordino riportano al centro il dibattito sulla difesa e sulle opere da realizzare per tutelare le nostre spiagge. L’erosione è un fenomeno naturale, amplificato dall’ antropizzazione e conseguente cementificazione della costa, dalla riduzione dell’apporto solido dei fiumi in mare e da un’inadeguata gestione del problema da parte delle amministrazioni.Vogliamo ricordare il triste primato della nostra regione che si pone tra i primi posti per la cementificazione della costa, L‘Abruzzo su un totale 143 km ne ha urbanizzati 91 km, il 63% è stato modificato irreversibilmente con un tasso di erosione del 61%. Questi i dati impietosi dello studio di Legambiente. Aspetto, forse ancor più grave, è la dimensione delle trasformazioni avvenute dopo il 1985, anno dell’entrata in vigore del vincolo di inedificabilità entro i 300 metri dalla linea di costa e del sistema di pianificazione paesaggistica regionale previsto della Legge 431/1985, detta legge “Galasso”. Malgrado la norma sono stati cancellati altri 7 km di paesaggi costieri nella nostra regione.
Mentre le spiagge, vedi Casalbordino, si assottigliano di mareggiata in mareggiata, le stesse infrastrutture costiere esistenti restano esposte all’aggressione marina, mentre le opere di difesa, poste a protezione degli arenili in erosione, quando non sono nulle, rischiano di accelerare ed aggravare i processi erosivi in spiagge adiacenti e di alterare in modo significativo la morfologia, l’ecosistema ed il paesaggio delle coste.
“Nonostante questa consapevolezza – dichiara Luzio Nelli, resp. consumo di suolo Legambiente Abruzzo – si continua a proporre barriere artificiali come linea di difesa con opere rigide che non risolvono il problema anzi accelerano processi erosivi. Nella comunità scientifica internazionale e italiana, è universalmente accettato che questo tipo di soluzioni progettuali, sono causa di problemi ambientali, di sicurezza per la balneazione e non risolvono il problema.”
“Vanno evitati progetti invasivi e mancate o errate pianificazioni – dichiara Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo – Bisogna lavorare per un approccio integrato e complessivo di riqualificazione della costa e del territorio, come concreta e duratura azione risolutiva. E’ il momento di mettere in campo scelte precise come l’istituzione del Parco nazionale della costa teatina che può garantire una corretta pianificazione complessiva dell’intera Costa dei Trabocchi e risorse utili alla causa. E’ finito il tempo delle mezze scelte o del tutto insieme, va presa una direzione, per noi l’unica possibile che è quella del Parco, anche per garantire una giusta qualità ambientale, economica e sociale dell’intera costa. Anche le amministrazioni locali devono uscire fuori da questo stallo ed assumersi la responsabilità di una scelta che blocchi la cementificazione.”