Sui media si rincorre la notizia, più o meno veritiera ma purtroppo verosimile, della docente di Alessandria dileggiata e legata alla sedia dagli “alunni” di una classe di un biennio. Un’immagine scioccante ma metafora della situazione dell’istruzione italiana, da diversi anni ostaggio degli alunni, delle famiglie e delle istituzioni politiche.
Anni di leggi dissennate e riforme schizofreniche, che hanno ridotto le aule scolastiche ad arene dove è possibile inveire, offendere, colpire, accoltellare e prendere in ostaggio i docenti cosiddetti “deboli”, come se, per trasmettere conoscenze e, ahinoi, competenze, oggi occorresse essere esperti di savate, di boxe e di duello rusticano.
Il nuovo esecutivo ha il dovere primario di porre la questione scolastica in cima all’elenco delle emergenze su cui intervenire: questi adolescenti privi di ogni tipo di freni ed educazione, promossi ad ogni costo, anche contro la loro stessa volontà, disabituati allo studio e a ogni tipo di impegno, presto si riverseranno nelle università e nel mondo del lavoro con risultati facilmente prevedibili.
Occorre restituire alla scuola e ai docenti un ruolo centrale e non periferico, riducendo quello invasivo delle famiglie e di tutti gli “esperti” che stanno scavando la fossa alla scuola pubblica. Occorre difendere i docenti di ogni grado dalle aggressioni, affinché le aule tornino a essere palestre di cultura e democrazia e smettano di essere una specie di caravanserraglio dove può succedere di tutto, di più. E impunemente.
Occorre riformare la famigerata legge 107, mai condivisa dal corpo docente e ciononostante calata dall’alto a distruggere quel che restava in piedi della scuola. Occorre, infine, restituire dignità a chi ha investito anni di studio per lavorare nella scuola, rinnovando i contratti scaduti da dieci anni, trasformando la misera mercede di oggi in un degno stipendio europeo ericonoscendo l’insegnamento come lavoro psichicamente usurante.
La politica, se esiste ancora, ha il dovere di battere un colpo e risolvere queste situazioni. Altrimenti, a finire ostaggio del disagio giovanile, come la sventurata prof. piemontese, presto sarà il resto della nostra opulenta e distratta società.
Fabrizio Scampoli